Marfa Girl (Festival di Roma 2012 - Concorso)
- Scritto da Massimo Volpe
- Pubblicato in Film fuori sala
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Marfa, piccola cittadina polverosa e squallida di quel Texas sempre più prototipo di 'buco del culo' del mondo nell'immaginifico cinematografico di certo cinema americano, adolescenti sempre con la canna in bocca, derelitti ancora prima di iniziare a vivere, ragazze dedite al sesso libero, donne sposate ma sole e inquiete che se la spassano, poliziotti ovviamente psicopatici con le immancabili ferite irachene, persino una sciamana-fattucchiera che disquisisce della coniugazione delle anime tra uomo e gatti: ecco pronto il lavoro di Larry Clark. Gli ingredienti del cinema indie stelle e strisce ci sono tutti, ma mescolati senza costrutto come fa il regista non serve ed il risultato è a dir poco sconcertante.
Disquisizioni psedo-filosofiche sull'importanza del clitoride, sulla circoncisione e sull'episiotomia, sesso in abbondanza con applicazione di una par condicio perfetta (tette, pubi femminili ma anche una cospicua dose di peni al vento, persino in erezione), fumose chiacchierate prive di senso che vorrebbero (e ci riescono) strappare la risata anche becera, qualche scoppio di insana follia miscelata ad un concetto di arte foriera di destabilizzazione e sullo sfondo la questione degli immigrati messicani e latinoamericani in genere. Manca di qualsiasi tipo di organicità, addirittura di senso e le quasi due ore di Marfa Girl diventano strada facendo una specie di martirio cinematografico cui Clark non riesce neppure a donare un minimo di interesse visivo, visti i precedenti del regista, e il risultato è un lavoro che lascia nulla, se non noia e anche un certo senso di impotenza nel momento in cui si tenta uno sforzo immane per trovare uno straccio di messaggio.
Per fortuna il cinema indipendente americano sa offrire ben altro e Marfa Girl dimostra che non basta buttare nel pentolone i canoni e le tematiche del genere per poter creare dal nulla un film apprezzabile.