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Après Mai (Venezia 69 - In concorso)

Una immagine tratta da Après MaiNel nuovo film di Olivier Assayas si respira il clima di agitazione e libertà dei prima anni Settanta in Francia. L'atmosfera c'è, i luoghi pure, gli ideali anche, ma manca qualcosa

Gilles ha 18 anni. Vive in Francia in un periodo di cambiamento storico e sociale dopo il '68. Si sente pervaso da un fuoco che esprime attraverso l'arte e la lotta. Finita la scuola parte per un viaggio in Italia insieme ai suoi amici alla ricerca di nuovi luoghi e nuove e persone con cui confrontarsi. Il percorso si conclude a Londra, lontano da famiglia, dagli amici e dall'amore e forse con qualche convinzione in più sul suo futuro.
La pellicola diretta da Olivier Assayas, presenta in Concorso della 69° Mostra del cinema di Venezia, propone uno spaccato del clima sociale e culturale dei primi anni Settanta in Francia. Ci sono i giovani, gli stimoli, il fervore positivo che li infiammava, la loro voglia di espressione, la lotta convinta e fanatica e la ricerca di una propria dimensione di crescita.
Il film funzione, però, se da intendersi come un ricordo personale. In quegli anni Assayas ha vissuto tutto questo e ne restituisce un racconto fedele nei fatti e delle atmosfere. Le azioni e le scelte del giovane protagonista Gilles, Clément Métayer, sono comprensibili e chiare, non tanto quanto il suo processo di maturazione. Questo ciò che fa e ciò che prova sono accennati e mai approfonditi. Più in generale si può affermare che l'intero periodo storico e culturale è raccontato, ma non analizzato; proposto, ma non studiato. Ciò si evince dai dialoghi che rimangono sempre in superficie, non scavano mai in profondità, non approfondiscono le opinioni e le dinamiche di vita dei protagonisti. Ad esempio durante il viaggio in Italia Christine, Lola Crèton, decide di staccarsi dai suoi compagni di viaggio per aggregarsi a un gruppo di giovani registi intenti a documentare la rivolta popolare del sud Italia. L'azione avviene, ma non si comprende la meccanica di pensiero della ragazza. Queste scelte narrative non possono trovare giustificazione nella volontà del regista di narrare la spontaneità dei giovani di quegli anni. Assayas ha ragionato bene nel chiamare attori non professionisti, di 18 anni, perché hanno conferito ai rispettivi personaggi la giusta freschezza e incoscienza adolescenziale, ma non li ha strutturati; manca una loro precisa definizione e caratterizzazione.

In conclusione Aprés Mai conquista il pubblico di chi ha vissuto quegli anni per l'atmosfera e la descrizione del contesto culturale, arricchito da un'immortale colonna sonora. Risulta di non convincente impatto per i nati dopo il '68 che si limitano a osservare una semplice storia.

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