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5 motivi per cui Ritorno al Futuro potrebbe essere il miglior film di sempre

Celebriamo l'anniversario del viaggio nel futuro di Marty e Doc, proponendovi cinque motivi per cui Ritorno al Futuro può essere considerato il miglior film della storia del cinema

Domani è quel giorno. Il 21 ottobre 2015 sta finalmente per arrivare. Ragazzi, adulti, bambini stanno aspettando questa data dal 1989, quando uscì nelle sale di tutto il mondo il secondo capitolo della saga Ritorno al Futuro diretto da Robert Zemeckis (a detta di molti uno dei sequel migliori di una trilogia nella storia del cinema insieme a Il Padrino - Parte II di Francis Ford Coppola, L'impero colpisce ancora di Irvin KershnerLady Vendetta di Park Chan-wook). Insomma è finalmente alle porte il giorno in cui Doc Brown, un indimenticabile Christopher Lloyd, alla guida dell'avveniristica De Lorean piomba a casa nel nuovo presente di Marty McFly, un immortale Michael J. Fox, per prelevarlo insieme alla sua fidanzata Jennifer, nel secondo capitolo interpretata da Elisabeth Shue, e condurli al 21 ottobre 2015, per cercare di risolvere l'ennesimo problema familiare.
Ora le questioni oggettive si concentrano sul fatto che il futuro prospettato da Zemeckis e Steven Spielberg, produttore esecutivo della saga, non si è molto realizzato. Le auto di oggi consumano ancora litri e litri di petrolio, mentre la De Lorean del film si alimenta a rifiuti. Per fortuna o purtroppo (dipende dai punti di vista) non esistono oggi in commercio giubbotti che si auto-asciugano o scarpe auto-allaccianti (seppur sembra che la Nike le abbia brevettate). Si può dire che le forme e i colori di quell'abbigliamento futuristico è l'unico aspetto che ancora sopravvive. Poi Doc parla a Marty dell'abolizione degli avvocati, che ancora oggi esistono e di una meteorologia esatta che invece nel presente a volte manca completamente le previsioni. Ancora. Nel futuro del film nel pub le ordinazioni sono prese dalle facce di Michael Jackson e di Ruhollah Khomeini materializzate su dei monitor, mentre per fortuna oggi ci sono sorridenti baristi a versare da bere. La moda degli skateboard è tornata in questo 2015, ma non sono né a propulsione come quello del giovane Biff, interpretato dalla faccia gommosa di Thomas J. Wilson, né tanto meno a lievitazione gravitazionale come quello che Marty ruba alla ragazzina. Infine oggi le macchine non volano in autostrade del cielo.
Poco importa però se il 2015 di Ritorno al Futuro non è simile a quello che è oggi. Rimane il film, rimangono le fascinazioni e le avventure senza sosta e cariche di magia in cui si imbattono i due protagonisti. Per celebrare, quindi, una delle trilogie che ricorda a chiunque che il cinema è narrazione, è linguaggio, è espressione, ma soprattutto magia, vi proponiamo cinque motivi, selezionati con ampissima difficoltà per la ricchezza visiva e simbolica delle tre pellicole, per cui, con un po' di azzardo e sfrontatezza, possiamo giudicare Ritorno al Futuro uno dei migliori (o forse il migliore) film della storia del cinema. 

5. Primo capitolo della trilogia. 1955. Marvin Berry dice a Marty: "Dai amico, non andare. Facciamo un pezzo che dà la carica". Poi Marty prende in mano la chitarra e al microfono dice: "Va bene.. questo è un pezzo un po' vecchio... dalle mie parti". E poi parte il blues con il riff in si: Johhny B. Goode. C'è chi dice che Michael J. Fox abbia suonato davvero live questo pezzo, sicuramente la voce è sua. La macchina da presa di Zemeckis lo eleva a star, inquadrandolo da sotto il palco e focalizzandosi sulle sue dita che scivolano sulla tastiera della chitarra. I musicisti dietro Marty sorridono e seguono il ritmo forsennato della canzone. Sotto al palco gli studenti del liceo danzano, si divertono e si fanno prendere da quel groove trascinante ed epico. Fino al delirio finale in perfetto stile "maestri della chitarra degli anni Ottanta" la musica è coinvolgente e perfino chi osserva non può non muovere a tempo braccia e gambe. L'esecuzione di Johnny B. Goode è il riscatto del talento musicale sottovalutato di Marty e soprattutto è una scelta narrativa perfetta che congela la tensione del film e fa respirare chi osserva prima dell'impetuosa scena finale.  

4. La musica di Ritorno al futuro fu scritta da Alan Silvestri. Oltre a The Power of Love di Huey Lewis and the News, Johnny B. Goode e Mr Sandman cantata da The Chordettes o la musica dei Van Halen con cui Marty appare a suo padre nel 1955, è il tema del compositore americano che suggella lo spirito del film. Non servono troppe parole, basta l'ascolto.

3. L'incastro temporale che si articola lungo l'intera trilogia è l'elemento più seducentemente complicato di Ritorno al Futuro. La scena in cui nel secondo capitolo Doc e Marty tornano nel 1985 modificato dall'acquisizione dell'almanacco sportivo da parte del Biff del 2015 che lo porta al sé stesso del 1955 rubando la macchina del tempo, ossia la famigerata scena in cui Doc spiega la teoria del "continuum temporale" è stata vista e rivista, perché racchiude l'intero sviluppo e senso del film. Da questo momento, infatti, si innesca un intreccio temporale devastante. L'organizzazione e la struttura di un tale perfetto incastro e le conseguenze scaturite sono un vero e proprio esempio di sceneggiatura scritta, da Zemeckis e Bob Gale, nel migliore dei modi. Vi proponiamo la visione della spiegazione del dottor Brown a un Marty poco intuitivo a cui associamo la stessa spiegazione fornita, però, dai quattro protagonisti di Big Bang Theory in un episodio dell'ottava stagione. Ciò per comprendere quanto questo gioco nel tempo e questo intreccio di futuri e presenti reali connessi a passati modificati e futuri ipotetici ancora da modificare siano entrati incisivamente nella cultura di massa. 

 

 

2. Il poster di Ritorno al Futuro è ciò che rende davvero epica questa trilogia. Condensa nelle sue tre declinazioni il senso del film. Osservare il personaggio di Marty che guarda incredulo l'orologio vestito sempre in modo diverso con un piede fuori dalla De Lorean fiammante, ha davvero fatto sognare tutti. C'è l'avventura, il mistero, il gioco, il sogno di vivere un'esperienza senza confini e tempo. I vestiti dei personaggi sono sgargianti e contrastano con la vastità del cielo stellato sullo sfondo. Il poster di Ritorno al Futuro non parla solo di cinema, propone anche un immaginario di visioni, spunti di viaggio fantasiosi: riesce a catturare lo sguardo ancora oggi perché c'è condensata la magia di una storia immortale.  

 

 

1. Ciò che rende comunque indimenticabile il ricordo e la visione della trilogia di Ritorno al Futuro sono soprattutto Christopher Lloyd e Michael J. Fox. Nelle loro interpretazioni ci sono avventura, mistero, ironia, comicità, paura, spavento, tensione, allegria, tristezza, incapacità di non farcela, convinzione nei propri mezzi e tutto ciò che possa desiderare uno spettatore alla ricerca di una favola non del tutto irreale. Gli sguardi tra Doc e Marty, i loro discorsi e confronti e soprattutto i loro abbracci (indimenticabile quello nel terzo capitolo quando si ritrovano nel vecchio West) sono soprattutto sinonimo di una profonda amicizia, basata, seppur nella follia dell'intera vicenda, sulla fiducia reciproca. L'espressione di stupore di Lloyd di fronte alla magnificenza della scienza e il volto spaesato del giovane Marty sono davvero il valore che rende eterna e senza tempo la visione di Ritorno al Futuro. Vi lasciamo con la visione del primo viaggio del tempo di Einstein, il cane di Doc, da cui tutto prende inizio.

Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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