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Be My Baby (Far East Film Festival 2014) - Recensione

Giovani ripresi come animali in gabbia, allo stato brado. Una telenovela disonesta spacciata per esperimento sociologico e spaccato giovanile

Se lo ricorda ancora qualcuno quando su MTV mettevano musica? Che lo si creda o meno, quella 'M' anni fa aveva un senso. Oggi no (non volgare, almeno). Oggi sanguinano gli occhi per un tripudio di trash e cattivo gusto che fa rimpiangere anche la pianola a tracolla di Sandy Marton, simbolo di quel declino musicale nato e prosperato a partire dagli anni Ottanta.
Si vorrebbe rilassare gli occhi sul divano con un po' di gentilezza sonora, invece si parano davanti bordate ignoranti e pornografiche di reality e telenovela, dove teenager brufolosi spettegolano di amorini stitici, scopatine, unghie, acconciature, tradimenti, separazioni, feste, panini, rutti, bulli, muscoli e tette rifatte.
Ecco, Be My Baby di Hitoshi One è la stessa cosa, solo - e qui è imperdonabile - al cinema.
Un gruppo di ragazzi stereotipati e con caratteristiche senza sfumature tagliate con l'accetta (la ragazza facile, la cozza, l'introversa con un segreto, la svampita frigida, il bulletto basso, il macho strampalato, il ragazzo gentile senza sentimenti, lo sfigato ed il 'morto che cammina') si incontra ad una festa in casa e da lì in poi nasceranno tutti quei giochi sociali di cui alle telenovela brasiliane o di MTV.
Da subito ci si accorge che, come per magia, tutti i 'vuoi vedere che alla fine...?' che vengono in mente durante la visione si avvereranno, tutti! E' talmente stereotipato che si può azzeccare il come andranno a finire le cose da quasi subito: il macho non si rivelerà poi così sicuro di sé, la timida non sarà poi così morigerata, il bulletto avrà un grande cuore, la cozza che non si fa problemi sarà felice, ecc... Insomma un cumulo di banalità rassicuranti: che non si impegnino troppo le menti dei ragazzi seduti in sala, facciamoli rigirare sempre sulla stessa griglia di insicurezze per tutta la vita. Non sia mai che inizino a pensare e rischiare.
Il fatto che questo film sia stato tanto apprezzato in Oriente mi fa sentire un dolore fisico.
Un prodotto furbo, alla moda, infantile e superficiale a sufficienza per piacere agli appassionati di MTV ma finto e studiato a tavolino, troppo lungo e, soprattutto, disonesto.

Già i trentenni di oggi hanno il cervello dei ventenni di quando MTV metteva su la musica. Se si continua a rinforzare lo stato patologico cerebrale delle nuove generazioni, se le si umilia a piccole sette che seguono solo la legge della frivolezza e dell'omologazione, del stare attenti a tutto quello che si fa e che si dice per paura di non essere accettati per insicurezza, insomma se si incoraggia lo stare fermi, il non rischiare, il preferire l'equilibrio alla passione (col rischio di bruciarsi ogni tanto), allora si è complici di un atto criminale.

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