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Jackie Chan e Feng Xiaogang contro la censura cinese

Per rendersi conto dell’importanza del cinema cinese basta dare un’occhiata ai numeri. Nel 2013 i box office della tigre asiatica hanno incassato ben 3,6 miliardi di dollari. Cifre spaventose che lasciano intendere come nei prossimi 5-6 anni il cinema dell’ex Impero Celeste potrebbe superare Hollywood in quanto a ricavi.

C’è però un 'piccolo' problema che potrebbe frenare l’avanzata dei film made in China. Il problema è stato analizzato da due pezzi da novanta del cinema asiatico, ovvero Jackie Chan e Feng Xiaogang i quali, nell’ambito del National People’s Congress a Pechino (una sorta di Congresso del Partito Comunista nel quale sono chiamati ad intervenire esperti di vari ambiti) si sono violentemente scagliati contro la censura cinese.
So che c’è un rischio nel dire questo”, ha tuonato Jackie Chan. Ma non me ne importa. Tanto è normale che io dica cose inappropriate. Se un film viene censurato pesantemente, è normale che le sue performance al box office ne risentano drasticamente”. Insomma la star di Terremoto nel Bronx ha spostato l’attenzione sul punto di vista economico collegato alla censura più che spingere il tema dal lato politico.
Feng, che da sempre si batte contro i tagli imposti dal Partito Comunista ai film asiatici, si è concentrato anche sull’aspetto normativo e burocratico. “Non abbiamo delle leggi chiare sulla censura dei film. Uccidere o meno un film dipende dagli esaminatori dello stesso. Il loro patriottismo, giudizio politico e gusto artistico può essere superiore a quello dei registi?”, ha chiesto il director alla platea. Il discorso si è fatto sempre più acceso, ma Feng, nonostante si cercasse di cambiare argomento in ogni modo, ha rincarato la dose. “E’ accettabile che in America ci siano poliziotti corrotti perché è la patria del capitalismo ed il capitalismo è caotico. In Cina questo non è possibile perché noi non abbiamo violenza per le strade e men che meno poliziotti corrotti. I registi cinesi non possono portare vergogna alla propria patria”, ha concluso Feng Xiaogang tra le risate di apprezzamento del pubblico.
Il tema è ovviamente, da sempre, caldissimo. Certo è che uno sbilanciamento, in pubblico, di due registi di così immensa fama potrebbe far effettivamente cambiare qualcosa (anche poco basterebbe). Dal nostro canto pensiamo che la strada da seguire sia quella indicata, con molto acume, da Jackie Chan: la censura equivale a perdita di incassi e quindi ad un danno economico per il Paese. Sappiamo bene come dalle parti di Pechino siano attenti al profitto e forse, quella di far comprendere ai vertici del Partito che stanno rinunciando a dei soldi ogni volta che tagliano un film in maniera indiscriminata, è l’unica strada che porterà qualche frutto. Stay tuned, vi terremo aggiornati.

 

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