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1994-2013, Jiang Wen sempre sotto il sole del Lido: intervista al regista cinese

A tu per tu con Jiang Wen, amatissimo attore e grandissimo regista cinese, capace di aprire un percorso innovativo nel cinema cinese degli anni '90, che oggi porta i suoi frutti, in occasione della 70a Mostra del Cinema di Venezia, dove è presente come giurato del Concorso ufficiale e con la proiezione tra i classici del suo primo film: In the Heat of the Sun

E’ l’ultimo giorno di proiezioni per la 70a edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, le sale e i viali intorno al Palazzo del Cinema sono quasi deserti. Tutti attendono solo la serata, la cerimonia di premiazione e i verdetti delle giurie. Noi no, noi abbiamo ancora un appuntamento qui al Lido, l’appuntamento per l’intervista a uno dei più importanti registi cinesi dell’ultimo ventennio o giù di lì: Jiang Wen.
Sulla spiaggia che dall’Hotel Excelsior dà verso il mare è una mattinata di sole splendente e un po’ d’afa. Tempo da spiaggia, tempo da bagni in mare, questo; e in effetti quello che ci si presenta davanti è un Jiang Wen in versione balneare, rilassata, sia per la tenuta maglietta e bermuda che per l’umore che sembra quello da post-sguazzo rinfrescante (e forse pure rigenerante delle fatiche di una decina di giorni di Mostra).
Il regista cinese è al Lido non solo in quanto membro della Giuria del Concorso Ufficiale, ma anche per presentare tra i recuperi della retrospettiva Venezia Classici la versione restaurata di In the Heat of the Sun (Giorni di sole splendente, il titolo italiano mai utilizzato ufficialmente), versione rimpinguata di qualche scena, tra cui spicca un’intera sequenza onirica a base di immaginari film bellici re-interpretati dai giovani protagonisti. Tra il caldo della giornata e il titolo del film, si vede che era destino fosse tutto a tema di solleone quest’oggi, e allora è proprio da questo film che partiamo per l’intervista a Jiang Wen: attore amato, regista stimato dentro e fuori la Cina, e – perché no – pure uomo di fascino (anche in bermuda).

Come è nata e come si è sviluppata l’idea del restauro di In the Heat of the Sun?
J.W.: L’idea di restaurare i miei primi film risale a qualche tempo fa. Lo scorso anno avevo già cominciato a lavorare sul progetto di restauro del mio secondo film, Devils on the Doorsteps, poi è arrivata da parte della Biennale la proposta di inserire il mio primo film, passato nel 1994 proprio alla Mostra del Cinema, nella sezione Venezia Classici di quest’anno, e di preparare una versione restaurata di In the Heat of the Sun per l’occasione. Io sono stato da subito molto contento sia dell’invito che del restauro, e ci siamo imbarcati insieme nel lavoro. Anche se non ho seguito direttamente il restauro, ricevevo periodicamente i report sull’avanzamento dei lavori e i provini sui quali c’era bisogno di un mio parere, da parte del mio produttore ad Hong Kong, Albert Lee (della Emperor Motion Pictures). Il restauro e la digitalizzazione sono stati realizzati a Bologna, presso i laboratori di Immagine Ritrovata, con il supporto di Elena Pollacchi (collaboratrice della Biennale Cinema e curatrice della selezione per il cinema coreano e di lingua cinese alla Mostra, alla quale dobbiamo l’organizzazione di questa intervista e il supporto durante la stessa, ndr.). La versione finale che ne è uscita vede l'aggiunta di 21 scene, per un totale di 6 minuti circa, anche se si tratta di una sola sequenza aggiuntiva importante e di alcune aggiunte più piccole in coda a scene già presenti, che sono meno visibili.

Jiang Wen presenta In the Heat of the Sun a Venezia 70Ora che la copia restaurata del film è pronta, cosa pensa ne farà?
La mia idea è quella di dare l’occasione al pubblico, a chi ha amato il mio ultimo film e soprattutto ai giovani, di vedere un film che sinora non ha goduto di una buona reperibilità in Cina ma anche altrove (uscito brevemente in sala nel 1994 in Cina, In the Heat of the Sun non ha mai avuto un’uscita ufficiale per l’Home Video, ma solo copie più o meno 'sotterranee' - e il sottoscritto ha una di queste copie in DVD, bassa qualità a dir poco, e quando lo dice a Jiang Wen, lui non può trattenere un sorriso, ndr.). L’intenzione quindi è quella di farlo uscire nelle sale in Cina, e poi in DVD, naturalmente nella versione restaurata vista qui, a Venezia.

In the Heat of the Sun fu il suo primo film da regista, per lei che già allora aveva una certa notorietà come attore (Hibiscus Town, Sorgo Rosso, Black Snow i titoli allora più importanti). Cosa la spinse a passare da davanti a dietro la macchina da presa?
(qui Jiang comincia con un po’ a mormorare, tra il dubbioso e il pensoso, si prende un attimo di riflessione e solo dopo comincia a rispondere, accompagnando le parole con una gesticolazione delle mani più intensa. Si vede che questa domanda, più personale, lo anima più delle altre)
Per rispondere a questa domanda devo andare un po’ indietro nel tempo, risalire a molto prima di in the Heat of the Sun e del 1994, ai primi film recitati da attore protagonista. Già allora ero abituato a discutere con il regista nella fase di scrittura del personaggio (retaggio che si porta dietro dagli anni dell’Accademia Drammatica, a quanto suggeriscono le sue biografie, ndr.), e in particolare dei dialoghi in cui esso sarebbe stato coinvolto. Mi capitava spesso in quelle situazioni di farmi un mio punto di vista e di spiegarlo al regista, e spesso i registi che mi dirigevano ci facevano attenzione, ne tenevano conto quando si girava. Poi, pian piano che aumentava la confidenza con loro e con le storie da raccontare, mi capitava frequentemente di intervenire anche durante le riprese, suggerendo posizioni e luoghi che mi sembravano i più adatti alle scene che dovevo interpretare sul set. Finché un giorno, sul set di Black Snow, fu proprio Xie Fei che dirigeva il film, a suggerirmi che - visto delle mie attenzioni sia in fase di scrittura che di ripresa - forse avrei potuto saltare dall’altra parte dell’obiettivo. E così cominciò l'avventura del mio primo film da regista: In the Heat of the Sun.

I suoi primi tre film sono stati tutti presentati in anteprima festivaliera, a Venezia o a Cannes, mentre l’ultimo, Let the Bullets Fly, che ha avuto più successo in sala, no. E’ un caso? In futuro tornerà a presentare un film a qualche festival?
Il caso di Let the Bullets Fly (miglior incasso di tutti i tempi alla sua uscita in patria) è in realtà un caso particolare. Era previsto che il film uscisse verso la stagione invernale, quella vicina al capodanno lunare, che è la più affollata per le nuove visioni in sala, in Cina, e i tempi produttivi non hanno permesso in quel caso di far collimare la fine della preparazione del film e l’uscita in sala con una presenza in anteprima ai festival, che si collocano tutti in primavera ed estate (Let the Bullets Fly fu poi presentato fuori concorso a Locarno, ma solo qualche mese dopo l’uscita in sala, ndr.).
Parlando in generale, non credo che ci sia una contrapposizione tra presenza di un film ai festival e il suo potenziale per l’uscita in sala, tra un film adatto a un festival e uno adatto al pubblico in sala. Ricordo che In The Heat of the Sun, dopo la presenza alla Mostra, qui a Venezia, andò bene anche in sala in Cina, (anche se in numeri del box office domestico di allora erano tutt’altri rispetto ad oggi, quando Pacific Rim incassa più in Cina che negli USA, ormai, ndr.). La mia risposta è quindi un sì, vorrei ritornare a portare un mio film in anteprima a un festival, magari proprio alla Mostra (sta lavorando da tempo su Gone With the Bullets, sequel di Let the Bullets Fly, le cui riprese inizieranno proprio quando Jiang ritornerà a casa da Venezia, ndr.).

Finito di rispondere a questa domanda, succede qualcosa di bizzarro. Jiang fissa per un momento la sabbia della spiaggia del Lido, che si stende intorno alle nostre sedie a sdraio, e sembra quasi rapito da un ricordo riemerso improvvisamente nella mente. O forse è semplicemente stanco di rispondere alle domande e vuole riprendersi il posto di mattatore della situazione, che tanto si addice al suo carattere gioviale ma carismatico, e che tante volte gli abbiamo visto interpretare sullo schermo. Allora succede che Jiang Wen da intervistato si tramuta in intrattenitore, in contastorie, e comincia a raccontare un aneddoto che risale a 19 anni prima, alla sua prima volta al Lido di Venezia.
Ci racconta di come allora rimase stupito dal sole e dal colore della sabbia del Lido (per noi non ha nulla di speciale, ma per lui sì, o forse è speciale nella nostalgia del ricordo), e del suo incontro con delle giovani bagnanti che se ne stavano sulla spiaggia, ma soprattutto dei loro costumi minimi: “Alcune di loro il costume non ce l’avevano nemmeno, e io non avevo mai visto una cosa così”, dice. Continua a raccontare di quanto gli piaceva andare sulla spiaggia anche (o soprattutto?) per quelle abbronzate visioni, e ricorda che durante una di quelle sue passeggiate sulla sabbia, proprio l’ultimo giorno di Mostra, una voce che lo chiamava lo aveva fatto sobbalzare; dal principio infatti, aveva creduto fosse qualcuno un po’ infastidito dalle attenzioni che il nostro riservava alle bagnanti di quella spiaggia (un fidanzato, un marito geloso forse?), ma poi il timore era diventato sorpresa quando a spezzare quello che gli sembrava quasi un sogno era arrivato uno dello staff della Mostra a comunicargli che avrebbe dovuto prepararsi per la cerimonia di premiazione, ché il suo film, In the Heat of the Sun, era stato premiato con la Coppa Volpi al giovane protagonista Xia Yu. Proprio come in un film dei suoi, in cui realtà e sogno capita si alternino anche compenetrandosi e influenzandosi a vicenda, un sogno – quello delle carnose bagnanti – finiva solo per lasciare spazio a un altro – quello della sua carriera di regista che da là avrebbe preso le mosse, e lo avrebbe portato sino ad oggi.
E dopo averci trasporti dentro a quel ricordo come fosse una scena di un suo film, Jiang Wen ci fa tornare alla realtà, chiosa l’aneddoto con la sua ironia fulminea: “Spiaggia, belle donne e premi, è questa la formula vincente della Mostra, no?”. E a noi vengono in mente le parole di Ma Xiaojun, il protagonista di In the Heat of the Sun: "Il tempo ha cancellato i miei ricordi. Non so più distinguere ciò che è immaginario da ciò che è reale".

Dall’estate che fa da ambientazione al suo primo film, da quel sole che splende nel titolo e su una Pechino degli anni ’70 (che già nei ‘90 non era più la stessa e adesso lo è anche meno), all’estate del 1994 e della sua prima presenza al Lido, fino a giungere all’estate di questo settembre 2013, è ancora il sole a bagnare questa intervista e la storia che Jiang Wen finisce di raccontarci. C’è tempo solo per una calorosa stretta di mano e i saluti. I suoi recitano così: “Tornerò a Venezia”.
Magari molto presto, chissà...

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