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New World (Far East Film Festival 2013)

Park Hoon-jung porta al Far East Film Festival 15 New World, un gangster-movie girato come la storia del cinema ha insegnato. Sangue, tradimenti, misteri, omicidi, vite usate. C'è tutto, ma manca qualcosa...

Muore, in maniera alquanto sospetta, il vecchio boss della Goldmoon, l'associazione criminale più potente della Corea del Sud. Eliminato un capo bisogna eleggerne un altro. In lizza ci sono il giovane e ambizioso Chung, mezzo cinese e mezzo coreano, e lo spietato e duro Joong-gu. Tra loro gravita Ja-sung, amico-delfino del primo, ma in realtà poliziotto sotto copertura da otto anni. È stanco, ha una famiglia e vuole abbandonare l'operazione. Il suo capo, il commissario Kang, però, gli ordina di adempiere ancora al suo lavoro. Sangue, omicidi, tradimenti, complotti, anche tra Kang e la mala, si susseguono, fino all'incoronazione del nuovo boss della Goldmoon, che risulta essere davvero una sorpresa...
Park Hoon-jung è il giovane regista di New World. All'attivo ha solo un'altra pellicola, The Showdown del 2011, ma ha una grande conoscenza di cinema, soprattutto del genere mafioso-gangster che in Corea del Sud è il genere cinematografico per eccellenza. Questo è il più grande limite e il miglior pregio della sua ultima fatica.
New World, infatti, è una buona pellicola, strutturata su una narrazione scorrevole e avvincente, girata con una buona tecnica che propone un copione narrativo già indagato dal cinema mondiale da Il Padrino in giù. La lotta per il potere, la guerra tra faide, la piccolezza dell'uomo criminale di fronte a obiettivi più grandi di lui che, comunque, riesce a raggiungere solo grazie all'astuzia e alla legge del 'non-fidarsi', le scelte di vita che la condizionano perennemente: tutto risuona come già visto e analizzato. Ciò non significa che la pellicola di Park non meriti la visione. Al contrario il film cattura l'attenzione dello spettatore perché lo immerge nell'atmosfera malavitosa e cruenta di una potenze rete criminale. L'ironia, il carisma, l'essere spietati dei personaggi, il loro nascondere la verità, sono elementi che affascinano e catalizzano l'attenzione. C'è anche da dire che il regista si avvale di collaborazioni importati. Tra tutti il grande Choi Min-sik nel ruolo del commissario Kang che, incastrato nella sua sigaretta e nello sguardo basso, gioca con i fili della vita di Ja-sung, interpretato da Lee Jung-jae. Quest'ultimo, al bivio se scegliere la vita malavitosa o continuare a essere un poliziotto, è bravo nel restituire il dubbio e l'incertezza della sua esistenza, stimolato dai primissimi piani sul suo sguardo.

Nell'attesa di un sequel, quindi, si può affermare che il regista ha imparato molto bene la lezione del cinema su come si realizza un gangster-movie. Ora in New World 2, si dice già in cantiere, Park deve osare di più: deve tentare di raccontare una storia gangster in maniera innovativa, perché ha dimostrato di essere un buon creatore di suspense e di vite malavitose.

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