The Land of Hope (Torino Film Festival 2012 - Rapporto confidenziale)
- Scritto da Davide Parpinel
- Pubblicato in Asia
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Nella fittizia prefettura di Nagashima-ken, in piena campagna, vive Yasuhiko Ono, anziano allevatore, con la moglie Chieko, il figlio Yoichi e la nuora Izumi. Loro vicini di casa sono i coniugi Suzuki, che vivono con il figlio Mitsuru e la sua fidanzata Yoko. Il loro villaggio è adiacente a Oba Town, detta anche 'la città della famosa centrale nucleare'. Improvvisamente la loro vita è sconvolta da un terremoto e da uno tsunami che devastano e distruggono tutto quanto tra cui la ben nota centrale nucleare. Viene isolata, così, una zona di possibile contagio radioattivo che termina esattamente dopo l'abitazione dei Suzuki. i quali sono costretti ad evacuarla al contrario degli Ono che inizialmente possono restare nella loro casa. Nonostante non ci sia rischio, l'anziano Yasuhiko convince il figlio e la nuora ad abbandonare la zona. Passano i mesi, la contaminazione radioattiva si espande. Tutta la zona intorno a Oba Town è evacuata tranne la casa degli Ono, che sviluppano una resistenza passiva contro leggi, ingiunzioni e funzionari statali che li vorrebbero lontani dalla loro terra e dal loro gregge. Mentre i genitori combattono per la loro causa, Yoichi e Izumi scoprono di aspettare un figlio. La donna, impaurita dalle notizie sempre più insistenti di contagio, decide di isolare dal mondo la propria casa e indossare una tuta anti-radioattiva. Dall'altro lato ci sono i Suzuki, che vivono accampati in una palestra, mentre il figlio a la fidanzata intraprendono un viaggio alla ricerca di un Giappone che non esiste più dopo il terremoto.
La città della speranza esiste o non esiste? In Giappone è possibile un luogo lontano da centrali nucleari, contaminazioni, poliziotti e gerarchi che costringono intere famiglie a vivere separate? È presente un luogo che sia lontano da tutto questo? Questa città esiste e nasce dalla volontà dell'uomo giapponese e si materializza nella sua decisione di combattere lo stato di cose, nella sua ostinazione e resistenza degli anziani. Yasuhiko Ono, Isao Natsuyagi, vuole rimanere nella terra in cui è cresciuto con la sua famiglia, mentre Mitsuru, Yutaka Shimuzu, e Yoko, Hikari Kajiwara, passo dopo passo, si mettono caparbiamente alla ricerca della vita in un Giappone distrutto superando controlli e posti di blocco.
La città della speranza, quindi, nasce dall'uomo e dal suo amore per il prossimo e per la sua terra, si nutre della cooperazione e della personale analisi di cosa sia sempre meglio per se stessi, indipendentemente da ciò che impone la legge. Questo è il messaggio di speranza, carico di emozioni e pathos, che Sion Sono vuole comunicare. Desidera mostrare come i giapponesi possono avere una propria coscienza critica, possono essere contrari all'energia nucleare, possono amare la terra e i suoi frutti, possono essere desiderosi di valori semplici e naturali. Su questi presupposti il regista crea un film con caratteristiche formali differenti dai precedenti lavori. Rinuncia a un impatto visivo allucinante e fuori dal comune, per privilegiare il dialogo, la parola urlata con fervore e rabbia dai protagonisti. Crea immagini ampie che possano esplorare la devastazione post-terremoto, accompagnate da musiche ingombranti ed emozionali. Certo The Land of Hope può apparire verboso e prolisso, ma mai retorico né stucchevole o patetico, proprio perché nasce dalla reale necessità di comunicare il problema del disagio e contemporaneamente fornirne la soluzione attraverso la speranza.
Il film di Sion Sono è reale, è presente, è attuale. E' la lucida analisi di un intellettuale che riflette e fornisce la chiave per porre fine alla disperazione e per cambiare le cose.