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Toilet Stories - Recensione

Sorprendente lavoro dei registi tedeschi Soren Huper e Christian Prettin che portano sullo schermo vizi e virtù teutonici con scenario il gabinetto

Una squallida latrina in rovina di città: vetri infranti, scritte sui muri ed un distinto signore di mezza età con una gardenia all’occhiello, due bulletti di periferia in cerca di guai, peccato per loro che l’uomo non è un tranquillo signore indifeso, bensì un raffinato sadico.
Seconda toilet: la campionessa di nuoto ha di recente frantumato record su record, è in arrivo però presso la piscina l’agente antidoping che smaschererà in un attimo le magagne sue e della sua allenatrice; nessuna paura, arriva il medico di fiducia che con assurdi e singolari metodi la salverà dalla squalifica, tra un clistere e trucchetti a base di urine.
Toilet di lusso di una grande albergo: due amiche si ritrovano dopo tanto tempo, una è una vip sposata con un uomo la cospicuità del cui conto in banca è direttamente proporzionale al volume della pancia; tra le due c’è anche qualcos'altro che le unisce in un torbido e poco conveniente affaire.
Toliet di un grande magazzino: il solitario e taciturno commesso del reparto giardinaggio si gode gli ultimi momenti della sua pausa pranzo seduto sul water quando dal gabinetto attiguo un uomo anziano ha deciso che dovrà investire lui di una sua confessione privata fatta di lutti lontani, di vendetta e di improbabili amicizie.
Ultima toilet: quella della casa di un'anziana coppia di coniugi dove il rassicurante imbonitore, venditore di water giapponesi che promettono mirabilie, sta cercando di vendere il suo prodotto alla donna con la scusa che così potrà tenere il marito malato in casa invece di ricoverarlo in un ospizio.
Cinque storie che tra loro non hanno nulla in comune ma che vengono raccontate in parallelo, cinque frammenti di vita in uno dei luoghi più intimi e frequentati nella vita di ognuno di noi: i registi esordienti tedeschi Soren HuperChristian Prettin costruiscono questo film girato con quattro soldi ma che mette in scena con lucidità elegante e beffarda le virtù e i vizi dei loro connazionali; uno spaccato teutonico fuori dagli schemi classici e dai luoghi comuni che vuole esplorare l’etica e la morale di un Paese ormai da anni sulla cresta dell’onda grazie alla sua potenza economica e politica.
Lo stile dei due registi potremmo definirlo tendente a quello di Ulrich Seidl ma con meno astio e acidità, sicuramente meno provocatorio ma probabilmente più aderente alla realtà quotidiana: come il grande regista austriaco fotografa soprattutto le perversioni e i comportamenti limite dei suoi connazionali, quasi fratelli dei tedeschi è bene ricordarlo, almeno dal punto di vista socio-culturale, HuperPrettin gettano lo sguardo su una quotidianità nella quale non è difficile leggere gli aspetti di un popolo, senza con questo però cadere nel qualunquismo e tanto meno nello studio antropologico.
Toilet Stories è una commedia nera, che in alcuni tratti diverte sorprendendo grazie a situazioni grottesche (basti pensare alla scena del venditore che cerca di convincere i due anziani coniugi) che affondano con non poco humour spesso cupo nell’orgoglio teutonico. Il finale beffardo poi è un piccolo capolavoro di umorismo iconoclasta: la campionessa di nuoto vince i mondiali con una gara spettacolare, tutti i protagonisti davanti alla tv esultano e si uniscono nel cantare le note di Deutschland uber alles mentre la bandiera tedesca sale sul pennone più alto nella piscina in onore della campionessa (dopata) e di un popolo che, benché quadrato e tosto, ha i suoi begli scheletri nell’armadio; alla festa mancherà solo uno dei protagonisti delle storie, mestamente e irrimediabilmente sdraiato sull’asfalto.

Toilet Stories è un piccolo film costruito e diretto con intelligenza e bravura, nel quale giocano un ruolo fondamentale i dialoghi, quasi fosse una piece teatrale, e nel quale si può apprezzare uno sguardo divertito e ironico su una umanità misera e polverizzata, anche nella grande Germania.

Il film è disponibile in DVD con sottotitoli in inglese su Amazon.com.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3.5

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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