Diario dal festival: secondo giorno
- Scritto da Jlenia Currò
- Pubblicato in Extra
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Caro Festival,
sì, carissimo. A giudicare dal prezzo dei biglietti questo cinema non è per tutti. Lo conferma quel 15% in meno registrato nella prevendita. Direzione opposta per gli accreditati che rimontano del 30% rispetto all’edizione passata. Sarà per i titoli d’autore voluti dal nuovo direttore artistico Marco Müller, sarà per la crisi (ottimo escamotage per ogni aspettativa barcollante) ma quando le star dei film in concorso e fuori concorso calpestavano il red carpet la gente intorno si chiedeva “e mo’ questo chi è?” in rigoroso accento capitolino.

Per gli addetti ai lavori i titoli di testa della giornata sono iniziati con il film Alì ha gli occhi azzurri di Claudio Giovannesi. Applausi deboli al termine della proiezione del lungometraggio ambientato ad Ostia con il ricordo nostalgicamente rivolto a Pier Paolo Pasolini. Dai versi del regista e poeta proviene lo stesso titolo della pellicola. L’interpretazione degli attori presi dalla strada è notevole, ma quanto, realmente, devono al regista? Sembra poco.
La seconda proiezione del giorno appartiene alla categoria Fuori concorso. Si tratta di Mental, di P.J. Hogan, regista de Il matrimonio del mio miglior amico. La direzione di un film sulle malattie mentali non ha certo un approccio semplice e Hogan ha complicato le cose scegliendo quello politicamente scorretto. Il risultato sembra piacevole e commovente al tempo stesso. Tutto frutto di storie vere raccontate per finta, così come è vero che l’autostoppista che ha fatto da ispirazione alla baby sitter improvvisata del film era entrata davvero in casa del regista che, chiuso nella sua stanza, ascoltava gli Abba (gli Abba???).
Nel pomeriggio la categoria dei film in concorso chiude i battenti quotidiani con Celestial Wives of Meadow Mari di Alexey Fedorchenko. Il regista russo autore di Silent Souls partecipa al festival con un lavoro che narra 23 storie di donne del popolo Mari. Un racconto dai toni fiabeschi. Che sia un film per cinefili lo si intuisce dal titolo, che sia anche noioso lo si evince solo dopo la visione.

Si è riusciti a trovare un compromesso tra serio e faceto con il documentario Carlo! che Fabio Ferzetti e Gianfranco Giagni hanno dedicato al Verdone più amato d’Italia. L’acume del regista nel raccontare la realtà italiana è messo in mostra in una conversazione costante con uno degli artisti più amati d’Italia. Forse un po’ scontato nel suo intervento durante la conferenza stampa, in cui sentenzia che al giorno d’oggi sono tutti uguali agli altri. Risuona un po’ come un ‘non sono più i tempi di una volta’, un lamento recitato dalla notte dei tempi.
NEL FOYER
Intanto all’ingresso dell’Auditorium Parco della Musica, Flavio Insinna racconta il Festival 'on air' su Radio 2. Tra una gag radiofonica e l’altra ha reso omaggio al maestro Ennio Morricone per il suo compleanno, regalandogli un’interpretazione musicale live.
Un po’ di disagio quando al grido “Currite!” una delle comparse inciampa e finisce in ginocchio laddove il giorno prima dondolavano le gambe arrampicate su tacchi vertiginosi. Povero centurione!
