Celestial Wives of Meadow Mari (Festival di Roma 2012 - Concorso)
- Scritto da Paolo Villa
- Pubblicato in Film fuori sala
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L'ispirazione folclorica e spirituale di un cinema di memoria prima ancora che di emozione di Celestial Wives of Meadow Mari, nuovo film di Alexsei Fedorchenko, prende il posto dell'elegia nostalgica ed antropologica del meraviglioso Silent Souls, arrivato pochi mesi fa anche nei cinema italiani, dopo aver incantato il pubblico della Mostra del Cinema nel 2010. Stavolta non è più Venezia, ma è Roma, e il rinnovato Festival del Film di Marco Muller che dalla città lagunare rientra nella Capitale, ad ospitare le immagini e le storie di Fedorchenko, e la narrazione è spezzettata in episodi brevi di toni i più vari, dal grottesco al drammatico al fantastico, tutti al femminile, e cambia anche l'origine dei protagonisti: una popolazione sempre ungro-finnica (come i Merja di Silent Souls) stanziata da secoli nelle piane della Russia centrale: i Mari di pianura.
Celestial Wives of Meadow Mari vive immerso nelle tradizioni pagane e soffuse di spiritismo di questo popolo antico e apparentemente resistente all'omologazione - un discorso che sta al centro della poetica, e lieve politica, di Fedorchenko - e dotato di una vitalità e una carnalità che sono reazione e contrasto all'ambiente freddo e umido che li circonda: boschi di betulle, praterie di un verde abbagliante, cieli tersi e lunghe piogge, neve e fiori di campo; un mondo di contrasti e di varietà, che fa da sfondo e da protagonista interiore delle storie di una ventina di donne Mari, anch'esse stupende nella loro eterogenea femminilità: alte, basse, magre come un chiodo o morbide di carne, di pelo rosso o castano, di occhi chiari o neri, di voce suadente o grottesca sensualità. C'è un mondo dentro le donne Mari, dietro ai loro nomi che cominciano tutti con la lettera 'O' e profumano di sapori esotici, di storie vere più letterarie della letteratura: sono loro le protagoniste, un'entità collettiva che si estrinseca nei volti e nelle movenze delle attrici che le rappresentano nel film, con i loro riti sciamanici, le loro usanze centenarie, la loro voglia di un amore possessivo, le loro fascinazioni spiritistiche, i loro incontri magici al limite del bosco e della notte.
Celestial Wives of Meadow Mari le racconta così, con ritmo diseguale, che parte sottotraccia, spiazza un po' e fatica quasi ad ingranare, ma che quando svolta deciso nel territorio del fantastico, del fiabesco, prende il largo e non sbaglia più un colpo: ti porta in una dimensione altra, fatta di fascino e mistero. E di amore per le donne, così vicine eppure così lontane, e non solo quelle dei Mari di pianura.