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Mosaic: il nuovo mistero made in Soderbergh

Steven Soderbergh e la serialità televisiva. Dopo il successo di The Knick, il regista americano ha deciso di tornare a scrivere e dirigere una serie tv che non è semplicemente una storia in sei puntate, ma soprattutto un progetto che sfonda nel regno delle applicazioni per smartphone. Il pilota di Mosaic parla in particolare di cinema

Mosaic è un po' di più della serie tv, made in HBO, scritta e diretta da Steven Soderbergh. Non è solo un thriller in sei puntate, quattro anni e una montagna di segreti, corruzione, manipolazioni, poche verità e verità che in realtà sono bugie, attorno all'improvvisa scomparsa di Olivia Lake. Il progetto Mosaic, infatti, innanzitutto è un videogioco creato e sviluppato dallo stesso Soderbergh, lanciato su IOS a Android a fine 2017. È come un film interattivo in cui l'utente può scegliere da quale prospettiva osservare e comprendere la trama anche grazie a dei supporti in background come email, ritagli di notizie, caselle vocali, rapporti di polizia. Per rendere tutto ciò ancora più intricato, a fianco del regista americano s'è seduto Ed Solomon, uno che di thriller complicati e a incastro ne sa qualcosa, come ha dimostrato nella scrittura della serie di film Now You See Me. I due, infatti, hanno redatto una storia con più punti di analisi, più prospettive cui incanalarsi per cercare di arrivare alla presunta verità. Ciò è maggiormente intuibile nell'app in cui dopo il prologo della storia l'utente può scegliere con quale personaggio proseguire la scoperta.
Il nostro approfondimento riguarda però la serie tv Mosaic. Apparsa sugli schermi americani a fine gennaio e qualche giorno dopo in Italia su Sky Atlantic, la serie rappresenta il banco di prova per capire se Soderbergh è ancora quell'affascinante e raffinato scrittore e creatore di cinema (l'ultimo suo lungometraggio, La truffa dei Logan, ha lasciato un po' a tanti l'amaro in bocca) che ha trovato il suo terreno di azione prediletto nella serialità televisiva. Poi bisogna capire un particolare fondamentale: chi ha ucciso Olivia Lake?

Mi presento: sono Olivia Lake. La prima puntata si apre con il dialogo tra uno sceriffo e Joel Hurley, interpretato da Garrett Hedlund. L'uomo gli comunica che le prove rintracciate sulla scomparsa di Olivia Lake conducono tutte a lui. Il ragazzo non risponde. Quattro anni prima. Salt Lake, Utah. Olivia Lake, la sempre affascinate e seducente Sharon Stone, è una famosa scrittrice e illustratrice di libri per bambini. È il giorno dell'inaugurazione di Mosaic e tra un ringraziamento ai finanziatori e un sorriso alla stampa la donna conosce Joel, prestante barman il quale in un dialogo privato le confessa che in realtà è un illustratore a cui mancano le parole di una scrittrice per completare il suo lavoro. Tra i due scatta la scintilla a il giovane Joel si trasferisce a casa di Olivia, così da lavorare insieme. Tra loro, però, si pone Eric Neill, Fred Weller, e soprattutto lo chalet da sogno in cui risiede Olivia su cui ha posto gli occhi il suo vicino di casa. Neill, infatti, è un truffatore assoldato dall'uomo e da un suo stretto collaboratore con l'intento di raggirare la donna e farle cedere sulla vendita della proprietà. Questi i tratti della puntata pilota che si intitola Meet Olivia Lake. L'obiettivo della coppia Solomon-Soderbergh è chiaro: presentare la situazione, per poi insinuare il dubbio in chi guarda: chi ha ucciso Olivia? Un interrogativo semplice, senza troppi fronzoli, diretto che strizza l'occhio a Twin Peaks.

Joel, Eric e una donna che si sente sola. Una cosa è chiara: Olivia Lake è una donna sola. Per arrivare a capire ciò è necessario che lo spettatore osservi la donna nei suoi tratti più comuni. Solomon-Soderbergh, quindi, ne propongono prima il carattere determinato, di ammaliatrice, di una seduttrice che può tutto. Quasi al termine dei 51 minuti circa avviene la rivelazione. Eric, dopo averla conquistata, ha bisogno che caschi nel suo piano d'azione. Una sera a casa sua le dice, infatti, che ha provato Mosaic e che ha intenzione di esportarlo in altre città oltre e contemporaneamente rilanciare la carriera editoriale della donna. Questa determinazione è la più diretta conseguenza della serata precedente in cui i due si sono scambiati alcune verità. Quelle di Eric sono più o meno inventate, ma Olivia è sincera. Gli dice che si sente sola, indifesa di fronte a una situazione di vita che la vede combattere senza il supporto di nessuno. Questo potrebbe essere il nucleo tematico principale della serie: la solitudine di Olivia di cui Eric ne è la spalla e Joel semplicemente una comparse. Joel appunto. Il muscoloso artista nel pilota ha una definizione abbozzata. Tra l'inizio in cui è accusato di omicidio e lo svolgimento della puntata ci si rende conto che il suo personaggio è da chiarire. Si dimena tra una ragazza gelosa, una donna potenzialmente utile per la sua carriera e sessualmente coinvolgente, la ricerca di spunti, riflessioni, suggerimenti per affermare il suo essere artistico e una potenziale accusa di omicidio. Chi invece, al contrario, ha le idee molto chiare su cosa fare è il vicino di Olivia, Tom Davis, interpretato da Michael Cerveris. Ha architettato un raggiro ai danni della scrittrice di cui al momento se ne coglie solo l'inizio. Alle sue dipendenze non c'è solo Eric, che poi in realtà non è stato direttamente assunto da lui, ma anche un altro uomo da cui ha in sospeso un grosso debito. L'unico modo per il primo di saldare appare essere perorare la truffa. Infine c'è l'ultima linea narrativa: Mosaic. È una piattaforma interattiva, un'organizzazione benefica, una mostra? È per bambini o per adulti? Perché c'è stupore in Olivia quando Eric le dice che l'ha provata? È solo un'emozione nata dall'interesse dell'uomo verso il lavoro della donna oppure "provare Mosaic" è un'esperienza unica?

Il mistero di Soderbergh. Che Steven in qualità di regista abbia dimostrato di saper tenere le redini narrative di misteri e saper ingannare il pubblico con storie costruite con scatole cinesi, è consolidato. Il mainstreaming della trilogia di Ocean's, la fascinosa e accattivante The Knick, la prima serie tv scritta e diretta interamente, oltre ai blasonati Traffic, Sesso bugie e videotape hanno dimostrato e consolidato questa attitudine del regista americano. Mosaic appare dalla puntata pilota proprio instradato in questa direzione.
Il mistero di fondo sembra definito, ma ciò che tiene incollato allo schermo lo spettatore è lo svolgimento, è il percorso che conduce alla risoluzione. Eric, Joel, il vicino di Olivia e altri personaggi che si affacceranno come, forse, anche lo sceriffo della prima scena, alimentano e accrescono il mistero.
Poi c'è la tensione. Focali tonde, luci al vivo, riprese brillanti, movimenti di macchina piccoli ed essenziali, inquadrature simmetriche, costruzioni visive dal particolare al generale, tutti elementi linguistici che conducono chi guarda ad aspettarsi un evento terrificante. Mosaic, infatti, è pervaso da una quiete apparente in cui nessuna emozione sembra prevalere, le parole dei personaggi sono misurate e tutto pare circondato di uno stato di calma che profuma di macchinazione e di trama sottintesa.

Se queste sono le premesse, non resta che mettersi comodi e godersi lo svolgimento in attesa di trovare una risposta al quesito iniziale.





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Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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