Extra festival ed eventi: speciali, interviste e approfondimenti

Ti trovi qui:HomeFestival ed eventiExtra festival78esima Mostra del Cinema di Venezia: riflessioni a mente fredda sul programma

78esima Mostra del Cinema di Venezia: riflessioni a mente fredda sul programma

La 78esima Mostra del Cinema di Venezia prende vita. Il direttore Alberto Barbera e il presidente Roberto Cicutto hanno svelato i film selezionati per la grande kermesse del Lido che si svolgerà dall'1 all'11 settembre prossimi. I nomi di registi e attori sono stati annunciati, le scommesse visive più o meno, sicuramente ci sono le major americane e poi? E poi alcune riflessioni che ci siamo posti

Vi dobbiamo confessare che terminato il Festival di Cannes, nella nostra redazione c’è stata una, non tanto breve, riunione (ovviamente telematica) per capire quali film potessero approdare al Lido. Il grande timore, infatti, era che a seguito della bulimia di film che il direttore Fremuax ha presentato e inserito nei concorsi (tra cui una sezione nuova nuova) di Cannes 2021, all’orizzonte non rimanessero altri potenziali titoli 'da Mostra' per Venezia 78. Avevamo però alcune certezze: la prima è che le cinematografie in giro per il mondo sono molte e il panorama delle visioni non si esaurisce negli Stati Uniti o in Europa. L’altra certezza è che i tempi di lavorazione anche con le stringerti norme anti-COVID, sono diversi: un film quindi poteva essere stato fermato dalle restrizioni già citate, nella fase di post-produzione oppure al termine delle riprese. E poi soprattutto, c’erano le idee, le visioni di sceneggiatori e registi, la volontà di raccontare e comunicare anche in tempi di difficoltà; tutti solidi stimoli per cui provare a concludere la propria opera, nonostante tutto. A bilanciare le speranze, c’erano i dati. In quei giorni, infatti, era noto il presidente di giuria di Venezia 78, Bong Joon-ho; i Leoni d’oro alla carriera, Roberto Benigni e Jamie Lee Curtis e che sul Lido sarebbe approdato il supercast di Dune diretto da Denis Villeneuve, oltre all’infinito Pedro Almodóvar, il cui nuovo film Madres paralelas era anche il film d’apertura della Mostra del Cinema. Infine i rumors e le quasi certezze, come la presenza in concorso di Spencer di Pablo Larrain e di È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino. E poi? Poco altro. In redazione eravamo comunque certi che le pellicole 'da Mostra' sarebbero saltate fuori dal cilindro del direttore.

E venne il giorno. Poi lunedì 24 luglio, alle 11 le carte sono state poste sul tavolo. Roberto Cicutto e Alberto Barbera in diretta dalla Biblioteca dell’ASAC di Venezia (biblioteca bellissima e affascinate che risplende per la sua architettura e per i suoi volumi) hanno raccontato e descritto come sarà, sulla carta, la 78esima Mostra del Cinema di Venezia. Prima di lasciare la parola al direttore, il presidente ha ribadito l’importanza di esserci, di proporre questa Mostra del Cinema, sempre nell’ottica della situazione pandemica internazionale, per il cinema, per La Biennale, per Venezia e per l’Italia. Ha sottolineato, a riguardo, che in molti tra addetti al settore e pubblico hanno riconosciuto coraggio ed efficienza a La Biennale per l’edizione passata e ha ribadito come le indicazioni di comportamento non sono cambiate, sottolineando con forza l’importanza delle vaccinazioni e del Green Pass per svolgere una kermesse, anche quest’anno, in tranquillità. Sempre Cicutto ha affermato che a oggi gli accrediti stampa sono in aumento e si augura che anche le delegazioni dei film siano numerose così da indurre anche il pubblico a correre al Lido. "Noi ci siamo!" ha espresso con forza il presidente e noi abbiamo tirato un primo sospiro di sollievo. Il direttore Barbera si è inserito in questa scia, affermando che i film selezionati sono stati tantissimi, più degli altri anni, perché si sono sommati due anni di produzioni (3218 film proposti in totale) con una rappresentanza da tutto il mondo, a esclusione della Cina che a parte una pellicola proveniente da Taiwan, due corti e alcune coproduzioni, è quasi assente. Molti film, quindi, avevano le carte in regola per entrare nella selezione ufficiale, ma i posti erano pochi. La qualità media dei film, infatti, a detta del direttore, è stata molto alta, individuando la motivazione di ciò nel periodo di riflessione forzata e nella situazione pandemica che ha, forse, portato molti a esprimersi al meglio. La presenza italiana, inoltre, nella selezione è molto nutrita (Barbera ha anche parlato di momento di grazia per il cinema italiano per le sue personalità e peculiarità), come quella delle major made in USA, quali Warner Bros., Universal e Disney che hanno voluto essere presenti alla Mostra. Barbera le ha ringraziate più volte, anche durante la presentazione dei film, per la qualità dei loro film, ma soprattutto perché i film da loro prodotti sono carichi di star e quindi potenzialmente possono condurre un folto pubblico al Lido, come si è augurato anche Cicutto

Questi i numeri. Molto in sintesi ecco alcune considerazioni del direttore sui film selezionati. Innanzitutto i numeri: 21 lungometraggi per Venezia 78, 17 per il Fuori Concorso, 1 nella sezione Proiezioni Speciali, 19 per Orizzonti, 8 per la nuovissima Orizzonti Extra, 6 opere nella Biennale College - Cinema. 18 cortometraggi (3 nella sezione Fuori Concorso, 12 in Orizzonti - cortometraggi più 2 Fuori Concorso, un corto nella sezione Proiezione Speciali. Infine una serie tv inserita Fuori Concorso.

Orizzonti e Orizzonti Extra. Nel secondo concorso di Venezia 78 la cui importanza, come sottolineato da Barbera, risiede nell’essere un’importante vetrina per i giovani e nuovi registi che qui possono imporsi a livello internazionale, si segnalano le presenza di Atlantide di Yuri Ancanari, noto videoartista e regista di cortometraggi e documentari che approda al lungometraggio, dopo un premio raccolto al Festival di Locarno nel 2016 con The Challenge; Laura Bispuri, regista italiana già celebrata e premiata a livello internazionale, di grande talento, che arriva per la prima volta a Venezia con Il paradiso del pavone; Chung Mong-hong direttore della fotografia taiwanese che si mette dietro la macchina da presa per filmare The Falls. Poi ci sono le opere prime di Kavich Neang, regista cambogiano con White Building; Laurynas Bareisa regista lituana che presenta Pilgrims; un unico film d’animazione proveniente dal Giappone, Inu-oh di Masaaki Yuasa; una vecchia conoscenza di Venezia, Rodrigo Plá che ora in coppia con Laura Santullo, già sceneggiatrice dei suoi film, porta El otro Tom. Infine Jakrawal Nilthamrong, regista thailandese, già da noi visto e apprezzato al Festival di Rotterdam del 2015, che in Orizzonti porta Anatomy of Time; e il film di chiusura della rassegna Rino di Oleg Sentsov, film a detta del direttore, disturbante per un uso insistito della violenza. Oltre alla selezione dei cortometraggi, la novità di quest'anno risiede in Orizzonti Extra, ossia una prosecuzione di Orizzonti che, come detto da Barbera, strizza un po’ di più l’occhio al grande pubblico, proponendo registi più affermati e attori in ascesa. Questa sezione riceverà un premio dedicato, votato dagli spettatori in sala. Tra i nomi più interessanti salta subito all’occhio il film della già titolata a Venezia Shirin Neshat, che insieme a Shoja Azari filma Land of Dreams, film d’apertura, che rappresenta un cambio di stile della regista iraniana rispetto al passato. Wilma Labate è un altro nome conosciuto dal pubblico di Venezia che qui presenta La ragazza ha volato, interpretato dalla giovane e talentuosa Alma Luce. Infine segnaliamo in questo programma Teemu Nikki che con il film The Blend Man Who Did Not Want to See Titanic propone una storia girata fuori fuoco perché il protagonista è ipovedente, come l’attore che lo interpreta.

Fuori Concorso. Il programma del Fuori Concorso è davvero ampio. Tra i film di finzione il comitato di selezione ha inserito Il bambino nascosto di Roberto Andò, film di chiusura di Venezia 78; il terzo film di Leonardo Costanzo, quello a detta di Barbera più convincente, Ariaferma, girato in un carcere sardo che racconta il rapporto tra il capo delle guardie (Toni Servillo) e un detenuto (Silvio Orlando); La scuola cattolica diretto da Stefano Mordini tratto dal libro omonimo di Edoardo Albinati. Un po’ di cinema di genere: il western Old Henry di Potsy Ponciroli e Halloween Kills di David Gordon Green (con Jamie Lee Curtis), prodotto dalla Universal; e poi sempre dalla Universal Last Night in Soho di Edgar Wright, mentre la Disney presenta The Last Duel di Ridley Scott. Infine la Warner Bros. che per nel Fuori Concorso inserisce Dune. Per la sezione Non Fiction, altresì detta sezione documentari, uno dei fiori all’occhiello della Mostra degli ultimi anni, si possono individuare diversi filoni. C’è quello musicale con un documentario di Daniel Geller e Dayna Golfine dal titolo Hallelujah: Leonard Cohen, a Journey, a Song; Deandrè#Deandrè storia di un impiegato di Roberto Lena e Ezio Bosso. Le cose che restano di Giorgio Verdelli. Poi c’è l’approfondimento sul cinema con Django & Django di Luca Rea che racconta l’intervista di Steve della Casa a Quentin Tarantino e il filone storico-politico: Tranchèes di Loup Bureau, un documentario sulla guerra in trincea tra indipendentisti e filo russi; Republic of Silence di Diana El Jeiroudi che racconta la Siria a 12 anni dalla primavera siriana e infine Viaggio nel crepuscolo di Augusto Contento che propone una riflessione sull’Italia degli anni Settanta e Ottanta. Nel Fuori Concorso sono inseriti anche i primi cinque episodi della serie HBO Scenes from a Marriage, creata e diretta da Hagai Levi e tre cortometraggi: The Night di Tsai Ming-liang, Plastic Semiotic di Radu Jude e Sad Film di Vasili, pseudonimo di un regista che ha filmato le repressioni delle proteste contro il colpo di stato in Myanmar. 

Venezia78. La giuria presieduta da Bong Joon-ho dovrà giudicare e assegnare i premi scegliendo tra molteplici visioni e punti vista. Madres paralelas di Almodóvar è già noto. A lui si associano cinque film italiani: America Latina dei prolifici fratelli D’Innocenzo che lasciano a Elio Germano il centro del loro nuovo film; Il buco di Michelangelo Frammartino, la grande sorpresa di questo concorso che scommette su questo raffinato e intelligente autore; Freaks Out di Gabriele Mainetti; Qui rido io di Mario Martone, film corale sul grande Eduardo Scarpetta; È stata la mano di dio di Paolo Sorrentino, il film più personale e forse il più riuscito del regista partenopeo. Poi c’è la truppa francese: Un autre monde di Stéphane Brizé, terzo capitolo sul mondo del lavoro dopo La legge del mercato e In guerra; L’événement di Audry Diwan, per la prima volta a Venezia con un film riguardante l’aborto; infine Illusion perdues di Xavier Giannoli. Poi ci sono gli americani. Ritorna al Lido Ana Lily Amirpour dopo il Premio della Giuria con The Bad Batch nel 2016, a Venezia 78 arriva con Mona Lisa and the Blood Moon, nuova storia femminile ambientata a New Orleans; Jane Campion con The Power of Dog dall’omonimo libro di Don Winslow; l’opera prima di Maggie Gyllenhaal, The Last Daughter, tratto dal romanzo di Elena Ferrante; The Card Counter di Paul Schrader che ritorna sui temi a lui cari come senso di colpa, redenzione, vendetta. Il concorso si arricchisce con l’opera seconda del Leone d’oro Lorenzo Vigas, La caja; Sundown di Michel Franco (anche lui torna dopo il Leone d’Argento a Venezia 77); Spencer di Pablo Larrain si concentra sui giorni, il fine settimana in cui Lady D maturò il suo divorzio dai Windsor, film che potrebbe suggellare una trilogia sulla dimensione femminile iniziata con Jackie e proseguita con Ema. Dal Sud America tornano anche gli argentini Gastón Duprat e Mariano Cohn con Competencia oficial, mentre le cinematografie dell’Est Europa regalano alla Mostra Leave no Traces di Jan P. Matuszynski che racconta il passato della Polonia durante il regime del generale Jaruzelski; Captain Volkonogov Escaped di Natasha Merkulova e Aleksey Chupov, coppia di registi già nota per la loro presenza nel concorso di Orizzonti nel 2018; sempre da Orizzonti con la vittoria ottenuta come Miglior Film fa il grande salto Valentyn Vasyanovych con Reflection. Questo nuovo film si basa sul tema della guerra raccontata con estrema violenza. Infine l’unica presenza dall’Estremo Oriente, dalle Filippine Erik Matti, regista di B-movie che prova il salto con On the Job: The Missing 8

Alcune brevi riflessioni. Partiamo da Venezia 78. Il concorso appare, sulla carta, poco organico, poco raccolto in una direttrice di analisi e approfondimento chiara. Sono solo sensazioni, stimoli da visione non compiuta, però la presenza massiccia di tre cinematografie, italiana, francese e americana, sembra indirizzare il pensiero a una decisione da parte del comitato di selezione basata sul numero di film rimasti sul piatto dopo il Festival di Cannes. Questa sensazione è giustificata dal fatto che al contrario delle precedenti edizioni, nel concorso mancano precisi spunti di cinema come le produzioni americane più indie, le altre cinematografie europee come quella tedesca o del Nord Europa, più cinema del Mediterraneo, soprattutto dal Medio Oriente e ovviamente le produzioni asiatiche. L’assenza della Cina dalla selezione ufficiale e più precisamente dal Concorso, è un campanello di allarme da non sottovalutare, come anche la non presenza del Giappone, del Sud-Est asiatico e anche dall’India. Il film filippino sicuramente sarà sorprendente, ma da come è stato presentato dal direttore sembra più destinato alla proposta di Orizzonti. Perché quindi non spostarlo in questa selezione e magari premiare il talento di Laura Bispuri o di Rodrigo Plà, a discapito di qualche nome italiano? Il concorso, perciò, appare per questo poco organico, basato sul singolo nome del regista che sulle idee dei film. Ciò che avvalora la tesi per cui il grosso programma di Cannes abbia influenzato le scelte della Mostra, si evince anche dal fatto che il direttore Barbera, più degli altri anni, in conferenza stampa ha voluto sottolineare il passaggio di tanti registi da Orizzonti al Concorso. Ciò sicuramente dimostra la forza della Mostra nel coltivare e valorizzare le nuove proposte, ma l’insistenza con cui è stato spinto e sottolineato questo passaggio sembra perdere un po’ del suo valore. Il Fuori Concorso dal canto suo nella sezione Fiction appare strutturato a uso e consumo delle major e quindi degli attori americani che nella teoria già proposta da direttore e presidente, attirano il grande pubblico al Lido (ma è così importante sottolineare che il grande pubblico arriva con le star di Hollywood? È legittimo pensare che gli spettatori possono popolare red carpet e sale anche senza il cinema americano di grande consumo, ma solo perché incuriosito da qualche film da scoprire o punto di vista o attore/attrice per cui innamorarsi? Chissà!). Più precisa appare la direzione della selezione Non Fiction, legata a temi precisi e coerenti. Un piccolo gioiellino sono i tre corti del Fuori Concorso che promettono di arricchire gli occhi degli spettatori. Infine il programma di Orizzonti si presenta tutto da scoprire con alcuni nomi già noti e altri in cui cercare la meraviglia, come è giusto che sia questa selezione.
Insomma la 78esima Mostra del cinema di Venezia quest’anno più che mai è da scoprire e valutare. Noi e tutti gli amanti del cinema, ci auguriamo che le nostre considerazioni sulla carta siano smentite, che il Concorso ci mostri la nuova direzione della settima arte, il suo stato di salute dopo i fatti degli ultimi mesi e in che stato versano il mondo e l’uomo (questo di solito è un aspetto che si evince maggiormente da Orizzonti), perché, come sempre ripetiamo e come è spesso ribadito anche dai presenti de La Biennale presenti e passati, la Mostra non è un festival, è un’esposizione di arte cinematografica ed è questo il suo più grande valore. 

Crediti fotografici:
prima immagine: Lorenzo Matteotti - La Biennale di Venezia FOTO ASAC
terza immagine: Claudio Iannone


Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.