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Far East Film Festival 2017: diario del Day 7

Settima giornata alla rassegna di Udine, la più densa di soddisfazioni sul grande schermo. Evento culmine l’arrivo del grande Eric Tsang, icona del cinema hongkonghese che ha ritirato il premio alla carriera

Il secondo Gelso d'Oro alla carriera del Far East Film Festival 19 è stato assegnato ad Eric Tsang, evento culmine di questa settima giornata della rassegna di Udine.
L'attore di Hong Kong, premiato prima della proiezione di Mad World che lo vede protagonista, si è mostrato addirittura commosso per il giusto riconoscimento ricevuto per una carriera che ha segnato molti dei capolavori del cinema dell’ex colonia britannica.
Mad World del regista esordiente Wong Chun è risultato uno tra i più bei lavori visti finora. Film durissimo ma senza ridondanze, diretto in maniera incredibilmente matura, racconta la storia di un giovane affetto da disturbi bipolari appena uscito dall'ospedale psichiatrico in seguito ad un incidente nel quale aveva perso la vita la madre gravemente malata che lui accudiva con devozione. Rilasciato dall'ospedale, viene affidato alle cure di un padre che appena conosce il quale era fuggito vigliaccamente di fronte alla malattia della moglie. Il film è un racconto ad incastro del rapporto padre-figlio, della malattia mentale e della difficile convivenza con essa attraverso una combinazione di flashback e presente. La bravura di Wong in questa opera prima ci consiglia di tenerlo sotto stretta osservazione perché c'è tanta stoffa in questo giovane autore di Hong Kong, già pluripremiato per questo lavoro.

E da tenere sotto occhio c'è anche la giovane cinese Liu Yulin, autrice di Someone to Talk to, anch'essa opera prima, tratta da un romanzo di Liu Zhenyun, anche sceneggiatore della pellicola nonché padre della regista. È la storia di una separazione sofferta, ambientata in una città dello Henan che diventa il prototipo di tante storie di incomunicabilità e di mancanza di dialogo. Il film, diretto con grande pulizia, non scade mai nel melenso, né indugia su sentimentalismi di facile presa, bensì si pone davanti ad uno dei grandi mali di questo nuovo millennio, e cioè la mancanza di comunicazione in un’epoca dove, illusoriamente, tutti pensiamo di poter comunicare con tutti attraverso forme di linguaggio che escludono la parola e il calore umano.

Il thailandese Siam Square di Pairach Khumwan appartiene al classico filone della ghost story ambientata tra i teenager. Una scuola che sembra infestata da un fantasma piuttosto rancoroso dà il via al racconto che affonda però le sue origini a trenta anni prima. Sebbene la trama di per sé risulti in complesso semplice, il film si contorce in astruse acrobazie condite da tutti i soliti canoni del genere, dimostrando come creare un film appartenente a questo genere sia diventato piuttosto difficile. Alla fine il lavoro di Khumwan è più un rito annuale che si svolge al FEFF, dove la ghost story thailandese è d'obbligo.

La mattina Duckweed di Han Han aveva annunciato la possibilità che la giornata avrebbe potuto essere pregna di grandi soddisfazioni: il film del noto scrittore, autentica icona della cultura giovanile cinese e già presente lo scorso anno con The Continent, è un divertente racconto nostalgico che strizza l'occhio a Ritorno al futuro innestandolo su un tessuto connettivo tipicamente cinese. Al centro della pellicola la storia di un famoso pilota di Rally (il che fa pensare a una qualche nota autobiografica…) che in seguito ad un incidente si trova catapultato alla fine degli Anni ’90. Qui si troverà di fronte il padre che sta per sposare la madre, che lui non ha mai conosciuto, un piccolo aspirante boss di quartiere guascone e romantico. Facile immaginare gli equivoci e le situazioni surreali che danno un sapore da commedia ad un film che esplora i rapporti famigliari, l'amicizia e, probabilmente, la nostalgia per un passato non tanto remoto. Han Han dirige il film in maniera eccellente e le prove di Eddie Peng e Deng Chao arricchiscono un lavoro di grande spessore.

A concludere una giornata memorabile ci pensa Giddens Ko con il suo Mon Mon Mon Monsters, un divertente e frenetico racconto di mostri che si annidano nelle viscere di Taipei alle prese con una banda di immancabili studenti bulli. Il bullismo da un lato, di cui Giddens traccia una possibile via di uscita surreale, e una fotografia di una società taiwanese in fase di sfacelo fanno da sfondo a questa battaglia senza esclusione di colpi: come ha giustamente annunciato la direttrice del FEFF Sabrina Baracetti durante la presentazione del film "i bravi ragazzi di You Are the Apple of My Eye sono diventati cattivissimi", ed in effetti dietro il tono scanzonato da commedia c'è una bella dose di cattiveria e perfidia.

La settima giornata del FEFF è risultata finora la più densa di opere valide che spaziano su tutto l'ambito dei generi cinematografici, dimostrando ancora una volta la peculiarità della rassegna udinese che ne fa un evento unico ed inimitabile. Aspettiamo domani per rivedere all'opera la coppia Herman Yau-Anthony Wong in un lavoro, The Sleep Curse, tra i più attesi della intera rassegna.

Il nostro giudizio ai film visionati:

Duckweed

Siam Square

Someone to Talk to

Mad World

Mon Mon Mon Monsters



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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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