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Far East Film Festival 2016: il diario del Day 3

Takumi Saitoh - Diario Far East Film Festival - Day 3L’immancabile drammone strappalacrime coreano apre la terza giornata di visioni a Udine: A Melody to Remember di Lee Han. Poi protagonisti Cina e Giappone, con Round Trip Heart di Yuki Tanada, Mojin: The Lost Legend di Wuershan con la diva Shu Qi, The Kodai Family di Masato Hijikata, Bakuman di Hitoshi One, Chongqing Hot Pot di Yang Qing

La mattina del terzo giorno del Far East Film Festival è dedicata all'immancabile drammone coreano strappalacrime: ambientato durante la Guerra di Corea, A Melody to Remember di Lee Han racconta di un ufficiale coreano messo alla direzione dell'orfanotrofio annesso al campo militare vicino a Busan. Le storie dei piccoli orfani riuniti per costituire il coro si intrecciano con quelle del giovane soldato in un alluvione di situazioni che cercano di carpire lacrime ad ogni occasione. A questo si aggiungono la tematica della musica come veicolo per la libertà e la felicità e lunghe scene da Antoniano di Bologna. Il risultato è un film di facilissima presa che però sotto sotto ha poco da dire che non sia intriso di retorica. Possiamo stare certi però che A Melody to Remember è candidato autorevole ad un premio.

Round Trip Heart di Yuki Tanada è una per certi versi originale storia, un po' road movie sgangherato, un po' film che vuole scavare nei personaggi, nel quale si racconta lo strano incontro di una ragazza che lavora sul treno ed un regista fallito in fuga dai creditori. Il film ben presto diventa uno specchio nel quale i due protagonisti vedono riflesso il loro fallimento e la loro solitudine: in alcuni momenti il lavoro giapponese ha i suoi pregi, soprattutto riguardo certe ambientazioni oblique e riflessive.

Mojin: The Lost LegendÈ poi la volta del kolossal cinese Mojin: The Lost Legend di Wuershan, bel miscuglio di generi, dall'epico all'avventuroso e all'action, che racconta le gesta di un gruppo di tombaroli ormai a riposo, eredi dell'antico corpo imperiale deputato a recuperare tesori nelle tombe in epoca di crisi economica, assoldati per trovare un sepolcro che contiene un antico amuleto che apre le porte dell'inferno ed è capace di ridare la vita. Grazie ad uno sfarzo digitale ben fatto e a un racconto frenetico, il lavoro di Wuershan è un godibile intrattenimento non del tutto piegato al gusto occidentale grazie ai numerosi rimandi a personaggi e leggende della cultura cinese. E poi, dulcis in fundo, c'è Shu Qi

The Kodai Family di Masato Hijikata è una moderna favola in stile Cinderella tenuta in piedi dalla particolarità che da un lato c'è la protagonista che sogna ad occhi aperti per dare estro alla sua riservatezza e dall'altra il bello di turno che ha il raro pregio di saper leggere nel pensiero. Se all'inizio il film si lascia vedere con curiosità per la sua impronta vivace e a tratti quasi demenziale, man mano che ci si avvicina alla fine la storia diventa troppo legata al cliché da soap opera; alla fine rimane solo la convinzione che vivere senza avere segreti per il proprio partner è una limitazione di libertà difficile da accettare.

Hitoshi OneBakuman di Hitoshi One è una commedia ad impronta giovanile ambientata nel mondo dei manga: i due giovani protagonisti, ancora alunni delle scuole superiori tentano di dare corpo alla loro passione per i fumetti, scontrandosi con un ambiente competitivo e che mette i due davanti alle prime scelte importanti della vita. Il tema è interessante e per buona parte è ben svolto, con una regia ricca di personalità: venti minuti in meno (solito, atavico vizio…) e il film sarebbe stato perfetto. Bakuman comunque si lascia vedere ed è una interessante disamina di un mondo in fermento continuo come quello dei disegnatori e delle case editrici per manga.

La sera si chiude con il buon lavoro di Yang Qing Chongqing Hot Pot, film che racconta la storia di tre amici che gestiscono con difficoltà un ristorante a Chongqing appunto, situato nei rifugi antiaerei che corrono nel ventre della città; nell'ampliare il locale finiscono nel caveau di una banca, ma nessuno dei tre, per motivi diversi, accetta di prendere il malloppo e scappare. Questo episodio creerà una situazione nuova che i tre dovranno comunque affrontare. Il film di Yang è interessante per ambientazione, per la carrellata di personaggi e per le buoni doti alla regia mostrate dal regista che sa ben muoversi tra vari generi e soprattutto perché offre uno spaccato della società cinese non troppo convenzionale.

La giornata termina qui, domani altro giorno di festa e altro presumibile pienone al Teatro Nuovo per la quarta giornata del FEFF.




Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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