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Diario Festival di Rotterdam 2015: ultime visioni e giudizi finali

Una Rotterdam imbiancata dalla neve e dal ghiaccio si prepara al termine della 44° edizione dell'International Film Festival. Prima dei vincitori, dei bilanci e delle riflessioni, è tempo per le ultime visioni e per qualche sorpresa

Le carte sono tutte scoperte. Mancano due giorni alla fine dell'IFFR 2015 e l'Hivos Tiger Award Competition ha mostrato tutti i suoi 13 assi. Le ultime pedine mancanti provengono dall'Indonesia e dall'Austria/Argentina.

Una possibilità di futuro. Che il mondo non se la passi bene, è cosa risaputa. Lasciando stare questioni legate a risorse energetiche, cataclismi, rivolte della natura, il suo più pericoloso nemico è l'uomo e la sua mente. Quanto tempo, mezzi e modi potrebbe impiegare un uomo, conferito di potere, per scatenare una guerra e condurre il mondo all'apocalisse? Davvero poco. Stando al regista Lukas Valenta Rinner la minaccia della fine del mondo è dietro l'angolo. Da questo presupposto prende corpo Parabellum, suo primo lungometraggio. L'ambientazione si svolge in Argentina. Qui un gruppo di uomini e donne generiche, normali lavoratori della quotidianità, decidono di intraprendere un corso di addestramento e sopravvivenza nel caso in cui le questioni globali si complichino. Questi, isolati nella foresta, imparano a sparare, a combattere, a essere vigili e prudenti, a sopravvivere nelle condizioni più estreme. Per circa tre quarti della sua durata la pellicola mostra questo processo di acquisizione di saperi per vivere a oltranza. Il regista incornicia le azioni dei personaggi con freddezza e poca empatia, quasi a trasformare i protagonisti in micidiali predatori. E accade proprio questo. Al seguito delle iniziali avvisaglie di una guerra imminente i volonterosi sono gettati nella foresta alla ricerca della propria sussistenza. Qui imparano a cavarsela, ma soprattutto a uccidere. Se da un lato, però, qualcuno non accetta la legge del più forte e della selezione naturale, uno dei protagonisti ne è follemente convinto e senza troppo incertezza si getta nella guerra. L'originalità di Parabellum si può rintracciare nella reale lungimiranza con cui Lukas Valenta Rinner prospetta il futuro. Con una cruda e tagliente verità, suggerita da una macchina da presa che non si limita a inquadrare, ma a suggellare, descrive la trasformazione umana fino al finale in cui chi osserva si domanda davvero: “Cosa potrà accadere?”. Nella visione del regista sembra non esserci molta alternativa a quel domani che l'uomo sta costruendo proprio oggi.

Leggende indonesiane in salsa fantascientifica. Another Trip to the Moon di Ismail Basbeth completa il panorama del Concorso. Il riferimento della storia è da rintracciare nella tradizione e nelle leggende indonesiane che il regista ha assemblato insieme per costruire il mito di Asa. La ragazza vive nella foresta insieme alla (forse) sorella. Le due cacciano, pescano, vivono di condivisione. Un fulmine si scaraventa su di loro, uccidendo. Asa rimane sola, fino a quando un cane con fattezze antropomorfe la conduce nella vita di oggi. I due si sposano, hanno un bambino e vivono in una bellissima casa. La donna, però, sente il richiamo della foresta e della sorella, tanto da abbandonare la sua famiglia. Seppur lo spunto narrativo possa risultare originale, la pellicola si presenta inespressa e poco costruita. Se non è a conoscenza della tradizione di leggende indonesiane, chi osserva si trova di fronte a un apparato visivo surreale e senza senso che rischia il ridicolo soprattutto nella scena in cui il cadavere della sorella di Asa viene riesumato da una luce aliena e traspirato su una navicella. Il regista non spiega perché gli animali della foresta abbiano una forma antropomorfa, il perché degli assurdi comportamenti della protagonista, riferibili alla tradizione religiosa, o dei rituali e gesti della madre della ragazza che magicamente ne conduce l'esistenza. Non si può trovare, francamente, la giustificazione di tutto ciò nel carattere magico e favolistica, in quanto nessun elemento linguistico o narrativo lascia presupporre che il racconto sia immaginario. Another Trip to the Moon è un film sul ruolo della donna? Vuole essere un riferimento alla contemporaneità? E' un film sulla morte e sulle scelte di vita? Non è dato saperlo, ma solo godersi l'imprevedibilità del film.

Un po' di sano cinema di genere. Seppur poco poetico, a tratti retorico e prevedibile, funziona molto meglio Brave Men's Blood dell'islandese Olaf de Fleur Johannesson inserito in Spectrum. Ci sono tutti gli elementi base del thriller poliziesco. Criminalità, droga, torture, omicidi, gangster, scontro tra malviventi di Paesi diversi, agenti corrotti e sotto copertura, tradizioni familiari, un finale positivo e un protagonista più celebrale che fisico, intento a smascherare la corruzione del suo capo e una gang ben radicata. La storia si spiega in maniera hollywoodiana con una musica crescente, colpi di scena, inquadrature che contrappongono due criminali, fino alla consacrazione finale del male incarnato in una società in cui questo sistema di malavita vive e prolifica. Niente di innovativo, di originale, c'è molto di già sentito e visto per il film e la regia di Olaf de Fleur Johannesson che, però, propone un prodotto di genere ben confezionato in grado di dare equilibrio alla selezione dell'IFFR

Il programma del Festival di Rotterdam 2015 si può dichiarare concluso. Formalmente ci sono ancora due giorni di programmazione, ma si tratta di sole repliche. Il De Doelen si è svuotato. Gli accreditati ormai hanno intrapreso il viale che da questa sede conduce all'avveniristica Central Station. Non rimane, quindi, che porsi nei panni dei giurati, Rolf de Heer, Shozo Ichiyama, Maja Miloš, José Maria Prado Garcia e Johanna ter Steege e cercare di capire quali possano essere i tre vincitori dell'Hivos Tiger Award 2015, se tali si possano definire considerando la filosofia non 'belligerante' del festival. 

Vi proponiamo, quindi, per ogni film un aggettivo o una frase per definirlo sulla base sempre dei concetti di originalità, innovazione visiva e azzardo. 

Another Trip to the Moon: forzatamente visionario e inespresso.
Dog Lady (La mujer de los perros): poco approfondito e poco originale.
Videophilia (and Other Viral Syndromes): innovativo visivamente, sperimentale e con la giusta dose di analisi.
Gluckauf: banale, retorico e prevedibile. Non sembra un'opera seconda.
Vanishing Point: narrativamente il più originale.
Impressions of a Drowned Man: n.p.
The Project of the Century (La obra del siglo): analizzare il presente recuperando il passato con le tecniche visive di oggi.
Nortfolk: la storia più tagliente e caustica.
Bridgend: retorico e superficiale.
Above and Below: indagatore, scopritore e innovativo nella tecnica.
Haruko's Paranormal Laboratory: n.p.
Parabellum: veramente reale.
Tired Moonlight: n.p. 

Sabato il verdetto e poi ci sarà spazio per le nostre considerazioni. Intanto salutiamo Rotterdam, l'International Film Festival e lo ringraziamo per il suo vivo contributo nel progresso e nella scoperta del cinema.


Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

1 commento

  • Giulia Magrassi
    Giulia Magrassi Domenica, 01 Febbraio 2015 10:10 Link al commento Rapporto

    Concordo per Norfolk, il film più bello che ho visto a Rotterdam... Ques'anno annata deludente, ho visto pochi film degni di nota. È ora ci aspetta Berlino!

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