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Diario Festival di Rotterdam 2015: la sperimentazione

Nell'avventura festivaliera di Rotterdam 2015 le sorprese non terminano mai. Se il pubblico di fruitori viaggia spedito e sorridente tra le diverse sale di proiezioni come da consuetudine, il cinema presenta la sua fattura. I giovani cineasti si mettono alla prova

Si sperimenta o almeno si prova. Nel sesto giorno dell'International Film Festival di Rotterdam 2015 i film inseriti nell'Hivos Tiger Award Competition si segnalano per tentare di essere più contemporanei almeno nella tecnica di realizzazione. L'innovazione, l'azzardo, l'osare si manifesta da parte dei registi nel proporre uno stile che mescoli l'immagine del cinema a quella più sporca, più vera, più reale del video.

Il potere del web. Un esempio di questa commistione di linguaggi è Videophilia (And Other Viral Syndromes) di Juan Daniel F. Molero. I protagonisti della pellicola sono la giovanissima Luz e Junior. Attorno a questi due si muovono ragazzine sedicenti, vecchi spacciatori di droghe sintetiche, cultori seriali di porno, ragazzi sbandati atti solo a giocare online e a vivere nell'immaginario virtuale, famiglie inesistenti e adulti irresponsabili. Poi c'è Internet e il potere della diffusione sul web di materiale pornografico. Junior ha esattamente questa missione. Il giovane vuole fare soldi caricando sul web e poi vendendo filmati porno-amatoriali. Luz è una delle vittime della sua devianza che accetta di essere filmata durante il rapporto sessuale attraverso una camera collocata negli occhiali del ragazzo. Nell'ottica del regista questo è il tessuto sociale che si muove nella Lima di oggi, che lui riprende confondendo i piani visuali, passando, cioè, dalla finzione cinematografica alla grana fotografica del video, accompagnandoli di suoni, musiche, emoticon e ovviamente immagini porno che appaiono sullo schermo. Mano a mano, inoltre, che la narrazione deflagra nella deriva psicologica e sociale dei protagonisti, più lo schermo si distorce, si modifica, si arricchisce di contorni e cornici colorate. La videophilia appare, così, l'amore per l'uso del video sviluppato nei social e ovviamente nel mondo virtuale del porno in cui non esiste artisticità, né tanto meno uno scopo.
Stupire, subito e immediatamente. Esattamente questo è l'obiettivo della pellicola di Molero, che colpisce per la sua aggressione visiva indirizzata proprio a distogliere l'attenzione dello spettatore dalla storia, dalla vita reale, per concentrasi su qualcosa che conferisce un piacere artificiale e autoreferenziale, come la stessa vita di Junior. L'immagine ingannevole. Questo è il nucleo del debutto alla regia del giovane cineasta peruviano.

L'altra America. Above and Below di Nicolas Steiner non propone la sperimentazione tecnica di Videophilia, ma riprende tematicamente alcuni concetti della pellicola peruviana. Il film inglese si focalizza, infatti, sul tema della solitudine che pervade i protagonisti. Innanzitutto ci sono Rick e Cindy, due vagabondi che vivono in un tunnel sotto Las Vegas. Poi c'è Dave che sopravvive nel deserto californiano suonando la batteria, girando in bicicletta e scrivendo messaggi a Dio sulla terra con delle bottiglie vuote. Infine April che vuole andare su Marte e gira il deserto dello Utah vestita come un astronauta. Questa è l'altra faccia dell'America che Stenier ritrae quasi come se stesse girando un documentario. Il regista si incolla ai protagonisti, lasciando che la loro vita si spieghi, si articoli, facendoli parlare, permettendogli di esprimere tutto il loro amore per la vita e in particolare per la loro esistenza. Nessun giudizio al termine della pellicola, solo un buon esempio di racconto reale, espresso con delle scelte registiche interessanti come quella di capovolgere spesso l'inquadratura per sottolineare il mondo al rovescio dei personaggi o la quasi assenza di luci di scena per rendere l'atmosfera il più realistica possibile.

Nessuna traccia. Gluckauf, unico film olandese in concorso, al contrario dei precedenti, non propone nulla di innovativo. Eppure la storia narrata dal regista Remy van Heugten sembrava potersi sviluppare in maniera originale. I protagonisti sono un padre, Lei, e suo figlio Jeffrey. Entrambi sono molto legati anche nel lavoro in quanto sono piccoli criminali al soldo di un malavitoso locale. Tra i due si sviluppa, però, una competizione legata anche al passato del genitore. Proprio a questo punto il regista avrebbe potuto scegliere di sviluppare la storia in modo meno canonico o almeno scegliere la tradizione optando per alcune scelte registiche non convenzionali. Gluckauf, invece, si sviluppa esattamente come ci si attende. Tragedia chiama tragedia. Nemmeno l'idea fotografica di costruire la prima parte del film con toni scuri proprio come le vite dei due e il paesaggio sempre plumbeo che li circonda, riesce a mantenersi efficace nella seconda parte quando il patetismo, il retorico e il prevedibile prendono spazio.

La sperimentazione, dunque, non sempre appare la scelta più adeguata per giovani cineasti, liberi di creare e scollegati da logiche di produzione. 

Nell'attesa del diario del terzo giorno, vi proponiamo una galleria fotografica dell'interno del De Doelen, sede principale di attività e proiezione dell'IFFR




Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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