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Far East Film Festival 2014: uno sguardo ai cortometraggi della Fresh Wave hongkonghese

Caldamente consigliati da Johnnie To e con una chiara idea del loro presente sono i giovani registi di Hong Kong. Nei loro corti presentati al Far East Film Festival 16, nell'ambito dell'iniziativa Fresh Wave, si apprende di un disagio da risolvere che però scricchiola un po' sul piano tecnico

I giovani cosa pensano? È dimostrato che l'industria cinematografica di Hong Kong è sempre molto attenta a registrare i propri cambiamenti attraverso le visioni, più o meno serie, di registi nuovi e con un po' di esperienza dietro la macchina da presa. Chi invece non ha esperienza, né budget, si iscrive a Fresh Wave, un programma promosso dalla Hong Kong Arts Devolepment Council che presta mezzi e finanze a giovani videomaker per poter esprimere la loro voce, per poter raccontare i cambiamenti del loro mondo in maniera creativa.
Al Far East Film Festival 2014 sono approdati i corti di quattro ragazzi tra i più originali dell'edizione di Fresh Wave 2013: Mrs Pong di Ho Cheuk-tin, Guilty di Wan King-fai, Fall di Norris Wong e The Tide di Yim Sheung-man.
Se concettualmente questi giovani registi in erba, come i maestri, concentrano le loro analisi sulle difficoltà degli abitanti nella società di Hong Kong di oggi, tecnicamente risultano ancora in fase di apprendimento, così da rendere a volte meno efficacie la realizzazione. È il caso di Guilty. Il corto evidenzia dei rilevanti problemi sonori e di definizione di immagine. In questo modo la lotta della ragazza protagonista di manifestare e di vivere con spirito e attività la propria vita politica contro le istituzioni, le leggi e la famiglia, si infrange. Interessante, allo stesso tempo, risulta la scelta registica di far crescere il desiderio nella giovane attraverso la riflessione, il culto silenzioso e personale dei propri ideali. Il tutto prende forma nel viso della ragazza, sempre inquadrato in primo piano, contrito, pensieroso e deciso, perché non vuole arrendersi.
Non si scoraggia di fronte alle avversità nemmeno Mrs Pong protagonista dell'omonimo corto. Questa è una mamma esperta di kung-fu, che combatte e sconfigge a suon di calci e pugni gli scagnozzi dell'impresario che vuole abbatterle la casa per lasciar spazio allo sviluppo urbanistico della città. Più che di un dramma si tratta di una scenetta comica in cui le azioni di combattimento sono velocizzate, le urla enfatizzano la lotta e le situazioni di (quasi) pericolo si susseguono. Il giovane regista Ho Cheuk-tin avrebbe dovuto concentrarsi, magari, più sull'equilibrio del tragico e del comico, per rendere anche più profonda la sua idea.
Anche Fall soffre di un non accordo predefinito tra le scelte narrative e linguistiche. La vicenda narra di una ragazza che tradita e schiacciata dal suo ragazzo, per avere il coraggio di lasciarlo, intraprende un programma motivazionale. In realtà il corso attraverso slogan ripetitivi e sorrisi finti le lava ancora di più il cervello, lasciandola con il ragazzo e sempre meno lucida sul suo presente. Fall è ricco di spunti di riflessione. Nel corto si parla di fragilità giovanile, di disinteresse nei confronti del mondo e del prossimo e di come gli slogan paralizzino la mente. La narrazione, però, è piatta perché il regista non pensa a determinate scelte linguistiche in grado di porre l'accento su queste interessanti tematiche.
Infine The Tide. Il corto, ambientato nella zona di Kwun Tong a Hong Kong in cui molte band cercano luoghi per provare le loro performance, seppur sfiancati da prezzi di affitto elevati, racconta di un gruppo musicale di quattro giovani che per le difficoltà economiche, per l'impossibilità di entrare nel business musicale e per la mancanza di supporto da parte dei familiari, sono costretti a sciogliere il complesso. Come già visto in Fall, la storia si svolge senza verve, senza un chiaro segno di regia. L'unico stimolo è, già osservato in Guilty, la scelta di soffermarsi sullo sguardo spento e senza verve del giovane chitarrista, anch'esso in attesa di riscatto.

Insomma i quattro giovani registi raccontano di sconfitti che non si abbattono troppo, che non si arredono, che vogliono vincere la loro battaglia, anche se ciò significa adattarsi. Il loro sguardo lungimirante è un ottimo valore per diventare un regista.

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