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Ciak si pedala: dai Lumière a Stephen Frears, il cinema visto dal mondo delle due ruote

Come avvicinarsi e scoprire il cinema evitando le rigide critiche e le analisi linguistiche? La risposta la propone Valerio Costanzia nel suo libro Ciak si pedala!, un piccolo compendio di cinema visto dal mondo delle due ruote. Quanti film includono una bicicletta? Che funziona ha questo mezzo all'interno della storia? Quanti aneddoti di cinema sono legati alla bicicletta? Bisogna cominciare la lettura!

Valerio Costanzia è un esperto di cinema, uno studioso della settima arte, un intenditore di pellicole e di trame; è inoltre un creatore di libri (lavora nell'editoria). Mettendo insieme lavoro e passione, la sua penna ha creato Ciak si pedala!, libro che spiega quanto la bicicletta si sia ritagliata un suo preciso posto nel cinema e quanto questo abbia regalato alla due ruote 'ruoli' di primissimo piano, come si legge nell'Introduzione a pagina 9. Ciak si pedala! Il giro del mondo in bicicletta in 80 film, Bolis edizioni, 2017, 30€, 224 pagine che si articolano a partire dalla pagina delle dediche, di un paio di citazioni, da Labri di biciclette e Marrakech Express, e la proposta di alcune locandine di film in cui è specificatamente presente una bicicletta come E.T., Appuntamento a Belleville, Vorrei che tu fossi qui, La bicicletta verde. A seguire il sommario, le schede dei film, e un apparato di traduzioni (il libro infatti è scritto sia in italiano che in inglese).

Carrelli in salita o discesa. La struttura di Ciak si pedala! prevede delle schede specifiche per ogni film preso in esame dall'autore a partire dal 1896, anno de La partenza dei ciclisti dei fratelli Lumière che filmarono la partenza di una gara ciclistica il 12 luglio 1986, al 2015 con The Program di Stephen Frears. Prima nell'Introduzione Costanzia spiega la cornice di sviluppo, parlando di come il movimento per eccellenza delle pedalate è la carrellata, i film in cui il binomio bicicletta-bellezza femminile è stato premiante per le sorti della pellicola o quelle in cui i protagonisti erano costretti a prendere la bicicletta per lavoro o vita come appunto il capolavoro di Vittorio De Sica o Pechino di Wang Xiaoshuai. Un'altra caratteristica che l'autore individua per raccontare l'uso della bicicletta nel cinema sono i percorsi o meglio le salite e le discese, e come spesso questo mezzo di locomozione sia stato utilizzato nei film di guerra, per arrivare, quindi, alla citazione di quei film che hanno raccontato la bicicletta come sport. Un piccolo compendio di temi, quindi, che trova il suo approfondimento nelle schede.

Tra pedalate e storie di cinema. La suddivisione delle schede è scandita dagli anni, quindi il libro ha uno sviluppo cronologico. Per ogni pellicola è proposto il paese di produzione, la regia, gli interpreti la durata e la location, una immagine del film in cui è presente la bicicletta e un breve testo. In queste poche righe l'autore illustra la sinossi, per poi descrivere con precisione le scene dei film in cui il mezzo a pedali è presente, come è usato e per quale motivo. Il prosare di Valerio è piacevole e intrigante, perché utilizza un tono fluido che arricchisce, a volte, con piccoli quesiti ironici e simpatici. A riguardo di specifici film, l'autore ha deciso di dedicare qualche parola e pagina in più; più precisamente ciò accade per quei film in cui la bicicletta ha un ruolo davvero importante. Questi sono: Ladri di biciclette, Totò al Giro d'Italia, Giorno di festa, All American Boys, E.T., Il postino, Cyclo, Le biciclette di Pechino, Appuntamento a Belleville, Il ragazzo con la bicicletta, La bicicletta verde, Senza freni, Molière in bicicletta. Nella scheda di questi film l'autore o illustra meglio la trama, per i film in cui la bicicletta è intessuta nella trama, oppure riporta qualche aneddoto come nel caso di Senza freni in cui si legge che Jaseph Gordon-Levitt, il protagonista, ha voluto girare alcune scene senza stuntman e in una di questa è andato a schiantarsi contro un taxi, riportando 31 punti di sutura (p. 192); oppure in merito a Giorni di festa, l'autore racconta che le riprese si svolsero nel 1947 a Sainte-Sévère-sur-Indre, luogo in cui Tati era stato ospitato e nascosto dalle truppe tedesche da cui era ricercato e aveva promesso che qui sarebbe tornato per ambientarvi un film. Inoltre Tati decise di girare con due macchine da presa, una a colori e una in bianco e nero, anche se al termine delle riprese nessun laboratorio era in grado di sviluppare la pellicola a colori.

Il giro del mondo. I film in analisi prendono in considerazione tutta la cinematografia mondiale a partire dagli albori fino, come detto, agli anni Duemila. Si leggono, così, le schede di Girandola (1938) con Fred Astare e Ginger Rogers; Il diario di un curato di campagna (1951) di Robert Bresson; Hanno rubato un tram (1954) di Aldo Fabrizi, in cui l'autore scrive che nel film ha recitato Sergio Leone, e il direttore della fotografia era Mario Bava. La scheda su Gli egoisti (1955) di Juan Antonio Bardem ricorda uno dei film più importanti del regista spagnolo che vinse il premio Fipresci al Festival di CannesBardem, però, non potè andare a ritirarlo perché imprigionato nelle carceri franchiste. Ciak si pedala! prende in analisi anche Les mistons (1957) di François Truffaut, oltre a Jules e Jim (1961); Boy and Bicycle diretto da Ridley Scott e interpretato da Tony Scott del 1965. A Butch Cassidy (1969) l'autore dedica più di qualche parola oltre alla bellissima fotografia, posta anche in copertina, in cui l'acrobazia di Paul Newman sulla bici e il sorriso di Katharine Ross trasmettono gioia e spensieratezza. Un sottogruppo di film può essere individuato in quelli che riportano come immagine le coppie in bici: Lino Capolicchio e Dominique Sanda ne Il giardino dei Finzi Contini (1970); Michel Piccoli e Romy Schneider ne L'amante (1970); Vittorio Gassman e Stefania Sandrelli in C'eravamo tanto amati (1974). La rassegna dei film include anche piccole perle come Giulia di Fred Zimmerman (1977); La grande avventura di Pee-Wee di Tim Burton (1985); Il ciclista di Mohsen Makhmalbaf (1987); Il prete bello di Carlo Mazzacurati (1989); Delitti e segreti di Steven Soderbergh (1991); Caccia alle farfalle di Otar Iosseliani (1992); Alla cinque della sera di Samira Makhmalbaf (2003), tutte pellicole in cui la bicicletta è un elemento importante per lo sviluppo della storia. Un altro sottogruppo è individuabile nei film dell'estremo Oriente che con la bicicletta hanno saputo intessere una stretta relazione narrativa: Kids Return (1996) di Takeshi Kitano; Postman Blues (1998) di Sabu; Platforms (2000) di Jia Zhangke; Le biciclette di Pechino (2001) di Wang Xiaoshuai; Tarda primavera di Yasujiro Ozu (1949); Cyclo (1995) di Tran Anh Hung. Infine la bicicletta compare anche nella commedia italiana e internazionale; dal già citato Totò al Giro d'Italia, si passa a Sabrina di Bill Wilder (1954); Don Camillo e l'Onorevole Peppone di Carmine Gallone (1955); Ecco il film dei Muppet di James Frawley (1979); Fantozzi con tutti di Neri Parenti e Paolo Villaggio (1980); Gremlins 2 di Joe Dante (1990); Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enza Negroni (1996); A/R Andata + Ritorno (2004) di Marco Ponti; Giù al Nord di Dany Boon (2008); infine Mr. Bean's Holiday di Steve Bendelack (2007). In ultima analisi, nel libro trova spazio il triciclo del piccolo Danny di Shining.

Tra ruote di biciclette e puro cinema. La lettura è estremamente piacevole, coinvolgente e suggerisce molte visioni. Il binomio della parola con le immagini a tutta pagina (la ricerca iconografica dell'editore e dell'autore è stata capillare nel cercare la giusta immagine o passo della pellicola in cui compare la bicicletta per ogni singolo titolo), infatti, incuriosisce e stimola la visione dei film. Un altro grande merito di Ciak si pedala! è che non è necessario leggerlo di seguito in quanto la formula a schede ordinate in ordine cronologico permette di leggere, facendosi prendere dalla curiosità, prendendo, così, spunto anche per qualche nuova visione o rivisione. Ciak si pedala! è, dunque, un libro per chiunque voglia approfondire la settima arte da un punto di vista nuovo oltre a essere un compendio per cinefili curiosi e appassionati di grandi film e immortali capolavori del cinema.

Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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