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Anarchia - La notte del giudizio - Recensione

In un futuro distopico una notte all'anno si può commettere ogni tipo di crimine senza conseguenze: James DeMonaco firma il sequel di La notte del giudizio, uscito nel 2013. Suspense assicurata

Nel 2013 James DeMonaco ha creato con The Purge un universo distopico che pesca a piene mani da letteratura e film, trascinandoci in un mondo in cui, per una sola notte all’anno, il crimine negli Stati Uniti è legalizzato dal governo dei Nuovi Padri Fondatori. Mentre il primo capitolo, ambientato nel 2022, era un horror/thriller incentrato sul genere dell’home invasion, quindi con scene quasi totalmente girate in interni, in spazi chiusi, in questo Anarchia - La notte del giudizio ci troviamo un anno dopo il primo film, alla notte della Purificazione del 2023 per l’esattezza.
Ci vengono presentate tre storyline, inizialmente separate e incentrate su tre diversi gruppi che, iniziata la Purificazione, incrociano le loro strade, per continuare il loro viaggio attraverso Los Angeles per salvarsi la vita.
La critica sociale mossa dal primo film era principalmente volta alle famiglie ricche, che trascorrono indifferenti questa notte di follie passandola al sicuro nelle loro case, mentre le famiglie più povere che non riescono ad assicurarsi una protezione vengono massacrate. Nel sequel invece la storia si concentra proprio sui nuclei che a stento riescono a permettersi di barricare le porte di casa per potersi difendere da gente in preda alla follia omicida.
A differenza del precedente film, che peccava sotto alcuni punti che andavano a minare l’esperienza finale, il seguito sfoggia una certa solidità di messa in scena e di scrittura fino alla conclusione. Le storie dei tre gruppi che vanno ad incrociarsi sono ben incastrate e sviluppate, permettendoci di entrare in empatia con le vicende personali di alcuni personaggi. La tensione soprattutto, elemento decisamente importante per film di questo genere, è gestita con scaltrezza. Una strada deserta, dei rumori, un corpo per terra: con pochi elementi il regista sa come far aumentare l’ansia percepita in alcuni frangenti. Le scene d’azione sono girate con mestiere: la violenza che le percorre, lascia intendere bene quale sia il messaggio che il regista vuole dare.
Purtroppo alcune delle storie dei protagonisti possono risultare abbastanza prevedibili, o poco credibili, e questo va a minare una pellicola che altrimenti si sarebbe attestata su ottimi livelli.

In conclusione, un capitolo gestito molto meglio del precedente, che ci immerge nel mezzo delle proteste e delle violenze, risultando decisamente più coinvolgente rispetto alle situazioni claustrofobiche del primo film. Emerge una critica sociale spietata, che DeMonaco continua a portare avanti in questa serie che potrebbe avere ancora molte frecce al suo arco. Da vedere se si è in cerca di un buon horror/thriller d’azione, con scene tese che si alternano alle sparatorie e alla violenza.

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