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Razzabastarda

Un film che parla di un argomento scomodo e poco trattato: la presenza degli immigrati rumeni in Italia. Un ritratto di una delle tante facce del nostro Paese, raccontato da un Alessandro Gassman per la prima volta dietro alla macchina da presa

Crudo, secco, diretto: è questo il modo in cui Alessandro Gassman tratta un tema che riguarda tutti, ma di cui poco (per non dire niente) si parla, specialmente al cinema. Gli stranieri presenti nel nostro Paese sono ormai milioni, gran parte rumeni: è di loro appunto che l’esordiente regista, dopo trent’anni di recitazione, ci racconta.
Roman (Alessandro Gassman) è un immigrato rumeno arrivato in Italia trent’anni fa per scappare dal regime di Ceausescu. Nonostante il desiderio di trovare un mondo migliore, la sua è una vita difficile, che si svolge tra lo spaccio di cocaina e frequentazioni di ambienti loschi. Roman desidera dare a suo figlio Nicu (Giovanni Anzaldo), cresciuto senza madre, un’esistenza diversa e migliore e in modo che non gli manchi nulla. Tra i due esiste un legame speciale, molto forte, che però non basta a tenerli sempre uniti.
Gassman dimostra tutto il suo talento, sia come regista, sia come attore, nell’infondere un senso di angoscia e allo stesso tempo rabbia per le situazioni che i protagonisti si trovano ad affrontare e che si fanno via via sempre più complicate fino ad arrivare a un punto di non ritorno. Sicuramente questo è il motivo per cui decide coraggiosamente di girare un film in bianco e nero, in modo che anche la fotografia si adatti a questa cupa atmosfera. All’inizio il film sembra quasi una caricatura: il modo di parlare dei protagonisti, gli atteggiamenti un po’ marcati, ma in effetti si percepisce un’acuta osservazione e un attento studio di tradizioni e modi di vivere. La religiosità dei protagonisti è un elemento molto forte e richiama una cultura che secondo un punto di vista superficiale in realtà non esiste, o comunque viene osservata da lontano, casomai con un certo timore.

I tre anni di tournée teatrale con lo spettacolo Cuba and his Teddy Bear di Reinaldo Povod (dal quale la storia è tratta) si sentono tutti e contribuiscono a rendere il film così curato nei dettagli.
Interessante anche la partecipazione della modella Madalina Ghenea (una delle poche rumene ‘originali’ presenti nel cast), promossa a pieni voti dallo stesso regista, così come il ritorno di Nadia Rinaldi, che interpreta un personaggio secondario, ma dal forte impatto emozionale.

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