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Killer Joe

Matthew McConaughey in una scena di Killer JoeAd un anno di distanza dalla sua premiere alla Mostra del Cinema di Venezia, arriva sugli schermi l'ultimo lavoro di William Friedkin, dark comedy che tra violenza, morbosità e cosce di pollo strappa risate a non finire

Profondo Texas: ribollire di cappelloni, sigari e strip bar grondanti cellulite, tette rifatte e dollari nelle mutandine, case fatte di lamiere pronte a prendere il volo al passaggio del primo tornado; un'ambientazione che avvolge da subito lo spettatore per trascinarlo in una storia apparentemente di violenza e malvagità.
Apparentemente però: Killer Joe è anzitutto un film nel quale si ride e pure tanto, è quel riso che nasce da situazioni alla Tarantino piuttosto che da black comedy, con sfumature alla fratelli Coen in una narrazione che vorrebbe rimandare a Chandler o addirittura ad Hitchcock; è quel sorriso che sgorga spontaneo quando la violenza sublimata si sposa con la battuta da cabaret fondendosi fino a formare uno strano ed esilarante humour nero.
La madre alcolizzata frega la droga al figlio spacciatore che ovviamente finisce nei guai, questi chiede aiuto al padre, risposato, il quale da buon mezzo scemo non ha un dollaro ed insieme escogitano un piano per rimediare i soldi: ammazzare la madre ladra e riscuotere i soldi dell'assicurazione sulla vita, per far ciò assoldano Joe, detective della polizia e killer prezzolato a tempo perso, il quale come caparra chiede ai due squattrinati la figlia-sorella giovane faccia d'angelo dall'habitus semi-autistico. Ovviamente non tutto andrà per la giusta strada.
Adagiandosi su un testo letterario teatrale di Tracy Letts, premiato col Pulitzer, che emerge efficacemente grazie a dialoghi ben costruiti, William Friedkin stravolge e frantuma il genere dark comedy trascinandoci in una spirale in fondo alla quale c'è sì la fotografia di una America (e di una umanità) che ha perso tutto, ma c'è anche la capacità di divertire con grasse risate anche nel presentare facce tumefatte e sanguinanti risultato di una violenza spietata; inoltre rischia di avere costruito il nuovo simulacro del feticismo sessuale del XXI secolo, alla maniera del panetto di burro di Bernardo Bertolucci in Ultimo tango a Parigi, con la unta e fritta coscia di pollo protagonista di una scena di sesso già ribattezzata pollatio, affiancandosi nell'imperitura memoria a quel capolavoro assoluto che fu L'esorcista.

C'è morbosità e amore insano, legami patologici e psicopatia, disprezzo per la vita umana e metamorfosi da Cenerentola (come lo stesso regista ha dichiarato) e c'è soprattutto un intero cast in forma smagliante come raramente si era visto negli ultimi anni: Matthew McConaughey è un Joe algido e composto anche nella sua durezza, Emile Hirsch, faccia quasi sempre gonfia di botte, che rincorre una dignità da recuperare, Juno Temple, faccia da ragazzina ma che cova sogni macabri e morbosi, Thomas Haden Church, prototipo di idiota in perenne caduta, e Gina Gershon, raro esemplare di Milf credibile nella sua avidità.
Fidatevi: film che avviluppa e che si fa gustare nel mix di reazioni che suscita.

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