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È stato il figlio (Venezia 69 - In concorso)

Una immagine tratta da E' stato il figlioI mostri sublimi e iperreali di Cinico TV sfrigolano in una padella agrodolce, trasformando il geniale sapore grottesco di un tempo in una salsa mediterranea precotta

Io Toni Servillo non lo voglio più vedere. Dopo Le conseguenze dell’amore dove faceva la sua porca figura soprattutto perché non inflazionato, ha infestato le pellicole di tutti i ‘nuovi’ registi italiani, rubandone, spesso, il valore complessivo (e ancor più spesso, aumentandolo). 
È questo il caso dell’ultimo film di Daniele Ciprì (in concorso alla 69esima Mostra del Cinema di Venezia), una tragicommedia sul degrado umano e civile di una Sicilia da terzo mondo, non abbastanza lontana nel tempo per fare storia, non abbastanza vicina per fare denuncia, non abbastanza lucida per fare male, non abbastanza ‘parabolica’ (in senso evangelico) per fare pensare.
Un padre sottoproletario perde una figlia per colpa di una pallottola mafiosa vagante. Il miraggio prima e l'arrivo poi dell'indennizzo statale per le vittime di mafia trascineranno lui e il resto della famiglia in un seguirsi di eventi sempre più sordidi, fino all'epilogo sotteso dal titolo.
La storiaccia c'era. Ed era nei ricci di Ciprì, prima che incanutisse.
Poteva fare male divertendo.
Poteva indurirci il cuore col cinismo dei bruti.
Il grottesco, si sa, è il genere cinematografico più difficile e fallimentare. È animale scontroso e delicato. Il regista pensava di averlo addomesticato per sempre ma così non è stato.
Servillo gigioneggia nella figura del padre, caricandola di tutto il colore, folklore e smorfie che i registi drammatici gli fanno solitamente trattenere. La sua maschera determina il tono del film, ma non fa ridere nelle gag e non fa paura nel finale. Fa teatro dialettale, in cui niente di tragico può avere accesso. La sua recitazione non è iperbolica, come il genere richiede, è macchiettistica, da epigono della commedia all'italiana. E non si sposa con la tangenziale pedonale, gli usurai complementari e gli altri azzeccati personaggi di contorno.

Risultato: un ibrido che non fa tendenza. Come la Toyota Prius.
 
 
 
 

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