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The Amazing Spider-Man

Una immagine di The Amazing Spider-ManTorna, dopo quasi 40 anni, il protagonista de La rabbia giovane di Terrence Malick per un film sui giovani senza più rabbia. Sissy Spacek rinuncia e cede il posto all’affine e quasi coeva Sally Field. Stan Lee, come Shakespeare, se la ride in un mirabile cameo

Sono passati quasi quarant’anni, il giovane ribelle Kit (un sempre più bravo Martin Sheen), evidentemente scampato alla forca, è diventato un tranquillo uomo di casa che tutti chiamano affettuosamente 'Zio Ben'. Al suo fianco Holly (Sally Field in sostituzione dell’alter ego Sissy Spacek, impegnata in altro set), fuggita dal mondo dorato borghese cui sembrava destinata alla fine di Badlands (di Terrence Malick, 1973), ha costruito la sua vita col suo primo amore. La rabbia della giovinezza è quasi svanita, persino dai ricordi, ma l’esperienza e i rimorsi di una vita hanno donato a Ben una saggezza e una dentiera immacolate. Quando il nipote adottivo Peter, morso dai ragni delle pulsioni adolescenziali, si trova invischiato in una ragnatela di problemi sociali e relazionali, saranno le sue parole e il suo sacrificio a dare un senso, se pur per breve periodo, alle azioni prive di scopo di un paradigmatico esponente della post generazione X.
La storia dell’Uomo Ragno è ormai nota come quella di Giulietta e Romeo. Ogni nuova edizione, al cinema come in teatro, è messa necessariamente a confronto con le precedenti. Marc Webb lo sa e, invece di clonare l’ottima trasposizione di Sam Raimi, si affida a due mostri sacri della Hollywood più radicale per consegnarci una riflessione su ribellione e conformismo, sul vecchio senso dell’onore e il disincantato disimpegno del terzo millennio.
Nella tragedia d Stan Lee, lo zio Ben, si sa, deve morire e la zia May rincitrullire fino a non mettere mai in relazione lividi, sparizioni e costumi da Uomo Ragno in lavatrice, con l’amato nipotino. Il regista resta fedele alla trama ma introduce tre novità: la morte di Martin Sheen non è casuale ma sopraggiunge cercando di riportare a casa (e all’equilibrio) il nipote stravolto da ormoni e sostanze; il secondo elemento è il profetico testamento registrato dallo zio nella segreteria telefonica di Peter, parole importanti, con echi da Prospero shakespeariano, che saranno il viatico, se pur labile, del maturando Spider-Man; la terza novità è nel ritratto di zia May, non più canuta citrulla ma cosciente, tinta e grintosa vedova, pronta a soccorrere e capire il nipote e quanto non gli dice.

In conclusione una solida versione dell’Opera con l’immortale Stan Lee in uno spassoso cameo che replica l’indimenticabile personaggio dei cartoni animati anni ’60: Mr. Magoo.

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