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J. Edgar

Una scena del filmLeonardo DiCaprio è J. Edgar Hoover capo dell’FBI per cinquant’anni. L’ultimo film di Clint Eastwood passa in rassegna le luci e le ombre dell’uomo che fu custode dei segreti degli uomini politici e che rivoluzionò le regole investigative, diventando l’uomo più potente d’America

J. Edgar Hoover è un ragazzo intraprendente che si fa strada all’interno dell’agenzia investigativa per cui lavora, nota come FBI, appena nata. Edgar diventa capo dell’organizzazione cambiandone i metodi investigativi e applicando i moderni sistemi della scienza forense, rivoluziona l’assetto del personale e innesca una serrata “strategia del controllo” per ottenere informazioni sulle personalità più influenti del paese, ma anche sui sovversivi. Passando attraverso otto Presidenti degli Stati Uniti e scrutando tutte le loro ombre, Edgar ha poche persone di cui potersi fidare. Con lui c’è il fidato Clyde Tolson (Armie Hammer), braccio destro e amico intimo. Edgar ha poche relazioni, infatti ha scelto di sacrificare tutti gli affetti in nome del lavoro, tra cui l’attrazione per l’amico Tolson, dichiaratamente omosessuale e innamorato del suo mentore. Ma c’è anche l’anziana madre, una guida apparentemente affabile ma onnipresente e possessiva, che bloccherà la naturale predisposizione del figlio verso l’omosessualità. E infine la segretaria Helen Gandy, interpretata da Naomi Watts, fedele custode dei segreti dei potenti, raccolti in svariati dossier che Edgar ha raccolto negli anni. Una vita dedicata al lavoro che si spegne a metà degli anni Settanta, concludendo un’epoca che segnò, anche grazie a lui, la storia degli Stati Uniti.

Clint Eastwood dirige un film biografico raccontando gli aspetti pubblici e privati di J. Edgar Hoover, un personaggio che dagli anni Venti agli anni Settanta del ‘900, divenne molto noto nella scena politica e strategica americana, diventato famoso come colui che creò gli assetti della moderna FBI, cambiandone le regole e tracciando trame e intrighi politici. Una personalità controversa che Eastwood delinea come dura e razionale in versione pubblica, ma nei confronti della madre timida e insicura: un uomo che non riuscirà mai a vivere pienamente la sua vita affettiva, una negazione che sarà la causa della sua ossessione per il controllo e il potere.
Leonardo DiCaprio si trasforma e cambia aspetto per interpretare Edgar da vecchio, così come gli altri personaggi. Una scelta registica necessaria ma purtroppo non pienamente riuscita. Un film che vuole soffermarsi sulla dicotomia del personaggio, in cui dimensione pubblica e privata non si incontrano mai: un uomo che ama il successo e la gloria diventando un irreprensibile difensore dell’ordine pubblico, a cui si contrappongono delle dinamiche relazionali complesse, è infatti succube di una madre possessiva, pieno di sensi di colpa e complessi di inferiorità, che verranno mascherati dalla sua spigolosità, ma che logoreranno fino alla fine il suo essere.
Una pellicola che al di là dei macchinosi retroscena politici, difficili a volte da seguire, si fa apprezzare più per le sfumature psicologiche del protagonista. Eastwood cerca di portare alla luce le dinamiche di un uomo controverso e indefinibile e ci riesce innescando un’avvincente storia, dove azione e sentimento combaciano. I protagonisti sono davvero convincenti e DiCaprio si conferma ancora una volta un attore formidabile.

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