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Marilyn

La locandina originale di My Week with MarilynIl mito di Marilyn Monroe visto attraverso le sue esperienze sul set de Il principe e la ballerina di Laurence Olivier. Vita ed arte si intrecciano nel ritratto intimo firmato Simon Curtis di una star insicura ma ricca di talento. Nei panni della diva Michelle Williams
Estate del 1956. Marilyn Monroe, star hollywoodiana in forte ascesa, si trova a Londra per iniziare le riprese de Il principe e la ballerina, film di cui è la protagonista femminile, diretto ed interpretato da Laurence Olivier. Al seguito della diva Arthur Miller, noto commediografo con cui è sposata da poco, e Paula Strasberg, la sua insegnante di recitazione. La lavorazione del film vede coinvolto anche Colin Clark, un ventitreenne che sogna di sfondare nel mondo del cinema, assunto dalla produzione come collaboratore del regista. Ben presto il ragazzo si ritrova a dover svolgere un ruolo più importante del previsto: quello di assistere in tutto e per tutto la Monroe, afflitta da continui sbalzi di umore e da forti crisi di panico dopo la partenza del marito per Parigi. Tra i due si instaura una relazione del tutto particolare.

Una immagine del filmBasato sui diari scritti da Colin Clark The Prince, The Showgirl and Me e My Week with Marilyn (che raccontano le esperienze sul set del film Il principe e la ballerina e dei giorni trascorsi da Clark in compagnia della Monroe), Marilyn è il ritratto intimo di una figura leggendaria, sbozzato con tratto lieve e generoso, senza esibire artifici formali troppo invadenti, ma evitando anche la retorica di tanti biopic del recente passato. Vita ed arte di una stella del cinema senza tempo si intrecciano in quello è che un esempio – ahinoi oggi sempre più raro – di buon cinema popolare, pieno di personaggi, di sentimenti ed ambienti che ci fanno rivivere i drammatici contrasti interni alla personalità della diva. Contrasti che si riflettono sugli altri, rapiti da lei anche quando inizialmente ne diffidano.
Nel suo collage biografico il regista Simon Curtis, privilegiando le estasi ed i tormenti della Monroe, rievoca una breve parabola umana in un artistico ordine che salva il film dalla banalità della biografia con il personaggio che rinasce dalle ceneri del tempo. Il film si regge sul mimetismo di Michelle Williams, che si muove, parla e, forse, addirittura pensa come la Monroe. Un risultato di mirabile professionismo, che però non fa luce sul morboso rapporto istituito con Clark e, soprattutto, sulle sue pulsioni autodistruttive. Molti fatti anche notissimi riguardanti la Monroe durante la lavorazione de Il principe e la ballerina non sono presenti, ma nel complesso la sua figura è ampiamente rappresentata a tutto tondo in un’alternanza di momenti che mettono a nudo gioie e dolori, slanci ed insicurezze della grande attrice.
Autore di poche memorabili regie televisive, l’inglese Curtis si dimostra un regista da tenere d’occhio per il modo in cui, utilizzando al meglio scene e costumi, sposa spettacolo all’americana ed indagine psicologica alla maniera europea (come non ricordare il cinema di Jean Renoir?).

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