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La fine è il mio inizio

La locandinaTratto dal libro omonimo, il film è un lungo dialogo tra Tiziano Terzani e suo figlio Fosco, incentrato sulle vicende autobiografiche del giornalista toscano diventato famoso per i suoi viaggi in oriente e la sua ricerca spirituale. Bruno Ganz e Elio Germano i protagonisti
Un casolare nelle colline toscane è lo scenario naturale in cui viene ambientato La fine è il mio inizio. Tiziano Terzani, dopo un lungo periodo, incontra suo figlio Fosco per un emozionante racconto delle sue avventure. Il padre infatti sta per morire e vuole lasciare in eredità al figlio i racconti di una vita e così Fosco, armato di registratore e microfono, registra la voce del padre che gli racconta gli anni a New York, passando poi nella Cina post-Mao come corrispondente di un quotidiano tedesco, i viaggi in Vietnam e in tutta l'Asia, la caduta del suo credo marxista-leninista in seguito ad una malattia improvvisa che lo costringe a fare i conti con se stesso, imponendogli una riflessione esistenziale che gli fa scoprire una fede finora inesplorata in un eremo solitario dell'Himalaya. Una vita appassionata e ricca di conoscenza, che con lucidità viene raccontata al figlio, custode di queste memorie diventate poi un libro.

Raccontare Tiziano Terzani è un'impresa difficile. Per chi ne ha apprezzato i suoi lucidi racconti in libri come Un indovino mi disse, sa già che quest'uomo è paragonabile ad un asceta o un monaco zen per la sua curiosità nei confronti del mondo e la saggezza con cui ha raccontato gli aspetti più spirituali della vita. Insomma una figura davvero esemplare, capace di trasmettere la sua "illuminata" conoscenza come potrebbe fare un padre ad un bambino.
Bruno Ganz con Elio GermanoIl regista tedesco Jo Baier dirige un'opera che vuole essere lontanissima dal classico film di intrattenimento perché racconta il suo personaggio con parole, sguardi e silenzi attraverso una confessione intimista che lo spettatore deve saper lasciar fluire, predisponendosi all'ascolto.
Un film quindi non facile, denso di riflessioni sull'esistenza e sul panteismo di Terzani, che evita comunque qualsiasi deriva new age. Per questi motivi il film poteva diventare un documentario e non un lungometraggio di finzione, perché, come spesso accade nelle trasposizioni cinematografiche dei libri, non è facile che il cinema riesca a portare alla luce ed evocare le emozioni derivanti dalle pagine di un libro. La fine è il mio inizio cade proprio in questo problema diventando un'opera riduttiva rispetto alla potenza evocatrice del testo scritto. Le lunghe sequenze di dialoghi non rendono giustizia ad un autore così sfaccettato e complesso e soprattutto la scelta di un discorso narrativo lineare e semplicistico limita la possibilità di approfondire la personalità di Tiziano Terzani, che appunto sarebbe stata maggiormente premiata attraverso un film documentario. Purtroppo questi elementi sortiscono l'effetto di creare un'opera fiacca e in certi punti noiosa, difficile da seguire vista la moltitudine delle tematiche trattate.
Una stratificazione di aforismi e citazioni di Terzani non bastano a rendere questo film potente come nella realtà fu il suo protagonista.

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