Entre nos - Recensione (Festival di Roma 2013 - Concorso)
- Scritto da Massimo Volpe
- Pubblicato in Film fuori sala
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Nel bel mezzo di una campagna isolata e silenziosa un gruppo di giovani, tanto simili ai freakettoni europei anni '80, passano il loro tempo tra bevute, fumate e chiacchiere su progetti editoriali più e meno avanzati. Il rito prevede, prima di ripartire, di scrivere ciascuno una lettera che poi, insieme alle altre, verrà seppellita per essere poi riesumata dieci anni dopo. Il clima da idillio è però rovinato da un incidente in cui muore il più carismatico del gruppo. Dieci anni dopo, siamo nel 2002, il gruppo si ritrova, ognuno col suo carico di repressioni, di frustrazioni, di successi, risultato di vite vissute in modo diverso. Alcuni sono divenuti marito e moglie, altri inseguono un ricordo, altri ancora vivono nel rimpianto: un Big Chill in salsa brasilera a tutti gli effetti, in cui verità nascoste, sentimenti tenuti schiacciati in un angolo e rimorsi verranno lentamente a galla lacerando il clima goliardico e cameratesco. Per molti sarà una resa dei conti con se stessi che il solo rimembrare non sarà in grado di appianare.
Entre nos è lavoro tutto sommato gradevole, anche se piuttosto debole in quanto a tematiche: la situazione è decisamente stereotipata, la drammaticità di alcuni momenti appare francamente eccessiva relativamente al contesto, il tema della crisi d'ispirazione e della forza del talento fin troppo ovvia e trattata con toni eccessivamente pesanti; viceversa la storia corre abbastanza gradevole, almeno fino a quando non prende la deriva drammatica quasi ingiustificata. La nostalgia per i tempi andati quando la vita è ancora qualcosa da dovere scrivere dall'inizio è tangibile, e tanto basta per far sì che il film diretto da Paulo e Pedro Morelli, abbia dei momenti validi.
In un Festival che offre sempre più spesso lavori in cui è chiaro l'ermetismo e l'inaridimento personale, spesso di lettura ardua, Entre nos regala almeno una storia sì convenzionale e con personaggi non sempre riusciti, ma di facile presa e tutto sommato universale.
L'operazione Big Chill carioca insomma appare riuscita a metà: proprio nei suoi spunti più drammatici il film sembra perdere un po' di smalto; in quelli da commedia basta sostituire le partite a football americano con le chiacchiere su Ronaldo e sul calcio ed il gioco è fatto.