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I Am Not Him - Recensione (Festival di Roma 2013 - Concorso)

Non è l'uomo che visse due volte: è una storia di fredda solitudine che trova nella ricerca di un'altra identità la sua via d'uscita. Il lavoro del regista turco Tayfun Pirselimoglu, pur nella sua notevole imperfezione, ha il pregio di far girare nella testa alcune domande, e per molto tempo...

Nihat è un uomo di mezza età, introverso, taciturno e solitario che anche sul luogo di lavoro trova ben poche occasioni per socializzare. L'unica persona che sembra far breccia nel muro che lo circonda è la collega Ayse, stranamente e curiosamente attratta da lui. Il rapporto tra di due, fatto di pochi gesti e ancor meno parole, sembra però avere una sua stabilità che raggiunge addirittura dei momenti di piccola tenerezza, fino a quando una strana e stupefacente somiglianza dell'uomo col marito carcerato della donna e una serie di eventi apparentemente slegati conducono dritti in un racconto che fa della circolarità narrativa il suo punto forte.
Quella che all'inizio appare come una storia che strizza l'occhio all'Hitchcock di La donna che visse due volte, diventa pian piano una riflessione sulla celata (ma non tanto) aspirazione dell'uomo a cambiare vita, sacrificando persino la sua identità. Il regista (ma non solo) turco Tayfun Pirselimoglu sceglie un film dai toni lenti, introspettivi, per raccontare una storia di solitudine incrociata che trova nella ricerca di un'altra identità la sua via d'uscita. I due personaggi principali del film sono soli, per scelta o per necessità, uniscono le loro vite così piatte e monocordi in un'affannosa ricerca di una nuova identità, quasi un nuovo spazio per lasciarsi alle spalle quello che è stato fino ad allora.
Il film funziona per larga parte, fino a quando la situazione sembra incanalarsi in uno spazio-tempo dal quale è difficile venire fuori per congiungere i due estremi del cerchio da chiudere: non a caso è forse proprio nella parte finale che il film perde un po' di incisività, adagiandosi su una cerebralità che non regala nulla, ma al contempo I Am Not Him è film che possiede un pregio piuttosto raro: pur nella sua parziale confusione strettamente narrativa, ha la capacità di rimanere attaccato addosso e a porti domande anche ore ed ore dopo la sua visione.

Presentato in concorso al Festival del Film di Roma 2013, I Am Not Him non è un thriller né una rilettura di apparente hitchcockiana memoria sulla identità, è un racconto sulla solitudine e sulla voglia di superarla cambiando se stessi ed in questo il difficile equilibrio che si genera nel film è validamente mantenuto, seppur con qualche scricchiolio: nel festival dei tormenti interiori e dell'ermetismo, il film di Pirselimoglu se non altro regala una rilettura dell'eterno tormento dell'uomo: possiamo e vogliamo veramente essere qualcun altro?

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