Recensioni film ai festival, in home video, streaming e download

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniFuori salaWaiting for the Sea (Festival di Roma 2012 - Fuori concorso)

Waiting for the Sea (Festival di Roma 2012 - Fuori concorso)

Una immagine di Aspettando il mareFilm d'apertura alla settima edizione del Festival del Film di Roma, di lettura non chiara, tra ecologia e storia d'amore: belle immagini ma storia non convincente

Waiting for the Sea, film d'apertura della settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, si muove tra atmosfere ecologiste-antropologoiche e l'Apocalisse che viene citata sui titoli di coda.
Favola dai toni drammatici e romantici, racconta di come, in un luogo imprecisato, il mare scompaia all'improvviso per lasciare il posto ad un'arida distesa desertica. Nella tempesta che porta la catastrofe la nave capitanata da Marat affonda e solo lo stesso nocchiero si salva, gettando nel dramma famiglie intere di pescatori e se stesso che perde la moglie. Quello che era un villaggio di pescatori che adoravano e temevano il male, cui dedicavano cerimonie e riti per accattivarsene la benevolenza, si trasforma in un luogo che si avvia alla morte, con carcasse di barche adagiate sulla sabbia e i porti trasformati in rudimentali aeroporti; qui ritorna Marat dopo anni e oltre al rimorso e alla cenere che copre la sua anima deve affrontare le ire della popolazione che lo ritiene il responsabile della tragedia. L'uomo però ha in mente di ritrovare la nave e riportarla al mare, perché quella è la sua casa.
Facendo riferimento ai numerosi disastri ambientali che hanno costellato il pianeta negli ultimi decenni, il regista tagiko Bakhtiar Khudojnazarov racconta una storia in cui il cuore della narrazione non è solo il dramma della natura che si ribella; c'è anche il rapporto dell'uomo con l'ambiente, c'è la ricerca di sconvolgere il ciclo naturale con la tenacia umana, c'è un accenno all'abbandono delle tradizioni e delle culture locali e c'è, immancabile, la storia d'amore che vorrebbe sopravvivere al tempo e all'oblio. Tutto il film è animato da atmosfere quasi fiabesche, in cui le metafore, fin troppo ridondanti a dire il vero, si affacciano con insistenza, ma, a parte una magnifica natura selvaggia e inospitale quasi pateticamente violata da un rottame di nave che scorre sull'arido terreno alla ricerca del mare, sono più i momenti in cui la narrazione si disperde in troppi rivoli che non diventano fiumi che quelli in cui offre degli spunti realmente validi a capire il reale senso dell'opera.

Il mare come metafora dell'ordine naturale? La redenzione e la pace interiore riacquistate solo dopo il ciclopico tentativo di ridare un senso originario al mondo? Poco chiaro cosa il regista volesse raccontare, ferma restando l'indubbia capacità di far parlare le immagini di una natura spietata. Egor Beroev regala una interpretazione valida di un personaggio dalle mille sfumature, metà folle e metà indelebilmente segnato, mentre Anastasia Mikulchina lascia abbagliati per la sua bravura quanto per la sua bellezza.

Vai alla scheda del film

 

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.


Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.