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Incontro con Brian De Palma, Noah Baumbach e Jake Paltrow per il documentario De Palma

Si è tenuta la presentazione di De Palma, documentario che ripercorre la carriera di Brian De Palma, inserito Fuori Concorso alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia. Abbiamo incontrato il grande cineasta insieme ai due registi del film Noah Baumbach e Jake Paltrow

Brian De Palma è tornato alla Mostra del Cinema di Venezia a tre anni di distanza dallo sfortunato thriller Passion. Questa volta però arriva al Lido con un documentario, dal titolo De Palma, che lo vede impegnato non dietro la macchina da presa, bensì davanti. Gli autori del film, Noah Baumbach e Jake Paltrow, hanno infatti chiesto a De Palma di mettersi di fronte al pubblico per raccontare la sua carriera. Ne è venuto fuori un lavoro di quasi due ore imperdibile per i fan del regista, giunto al Lido anche per ritirare il premio alla carriera Jaeger-LeCoultre - Glory to the Filmmaker.

Qual è stata la tua prima reazione quando Noah e Jake ti hanno detto che volevano fare un documentario su di te?
Brian De Palma: Mi hanno detto: “Ti siederai e ti faremo delle domande nel soggiorno di Jake”. E così io sono andato lì, indossando sempre la stessa camicia. Loro continuavano a farmi domande e io continuavo a rispondere, tutto qui. L' abbiamo girato oramai 5 anni fa. Credo siano stati geniali nel costruire il film perché sono stati capaci di illustrare visivamente quello che stavo raccontando, inserendo spezzoni delle mie pellicole e di altre a cui mi sono ispirato e che amo molto.

Uno degli aspetti che emerge dal documentario è la tua ironia nell'affrontare il lavoro del regista. Sembra l'unico modo per sopravvivere nella macchina di Hollywood di ieri e oggi.
B.D. P.: Quando realizzate un film, la reazione è sempre l'opposto di quella che vi aspettereste. Pensate che il vostro film sia meraviglioso e invece dicono che è terribile, pensate che il pubblico lo odierà e invece tutti lo amano. E' per questo che facendo questo mestiere bisogna essere tenaci, continuare ad andare avanti nonostante quello che vi dicono, perché ve lo diranno sempre che a nessuno interessa quella storia. Dovete avere del talento, molta tenacia e della fortuna.

Nel documentario non ci sono interviste ad attori e collaboratori vicini a De Palma. Come mai avete scelto di far parlare solo lui?
Jake Paltrow: Chi potrebbe condividere lo schermo con Brian? Far parlare solo lui è stata una scelta precisa, sin dall'inizio. Quando si ha così poco tempo per raccontare così tante cose si rischia di sentire soltanto persone che dicono quanto sia fantastico e meraviglioso il suo cinema. Ed è vero, è eccezionale, ma risulta difficile capire se quello che raccontano sia, effettivamente, anche quello che pensano. Siamo stati da sempre interessati al punto di vista di Brian come regista ed amico e volevamo capire le sue scelte stilistiche, il duro lavoro che c'è dietro ogni sua opera.

Noah Baumbach: Tutti sappiamo che Blow Out è un capolavoro, ma sentire Brian che racconta come l'ha girato, come gli è venuta l'idea di un uomo che scopre un omicidio registrando dei suoni, ci fa capire la genesi di tutto. Brian è sufficiente, basta a se stesso.

Per lei Venezia vuol dire anche Pino Donaggio. Che cosa può dirci di questo vostro rapporto?
B.D.P.: Io e Pino ci conosciamo da molto tempo. Il mio italiano non è granché e il suo inglese neppure ma siamo riusciti a comunicare sempre e comunque. Ho continuato a tornare da Pino nonostante abbia lavorato con tutti i più bravi compositori, ma per quel tipo di film che faccio è il compositore più adatto, è perfetto.

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