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'Til Madness Do Us Part - Recensione (Venezia 70 - Fuori Concorso)

Wang Bing approda alla 70esima Mostra del Cinema di Venezia con la sua forte e incessante voglia di comunicare la realtà. Dopo Three Sisters, il suo luogo d'indagine è un manicomio, i suoi abitanti e ciò che li tiene insieme

Con 'Til Madness Do Us Part il documentarista cinese Wang Bing si segnala come il miglior interprete contemporaneo della realtà. In questa nuova pellicola narra l'umanità dimenticata di un centro di accoglienza per malati psichici, sito nella provincia dello Yunnan, nel Sud della Cina. Qui si raccolgono carcerati, emarginati e tutti coloro che costituiscono una zavorra economica e sociale per le famiglie. Immersi in un tempo in apparenza sospeso, gli internati vivono in un piano di un edificio circondato da sbarre, all'interno di stanza minuscole su letti fatiscenti. Sono in quattro-cinque per locale, con la luce sempre accesa e con servizi igenici inesistenti.
Nonostante il luogo angusto, la pellicola di Wang Bing non appare claustrofobica in quanto si sorregge sulla profondità e vasta umanità dei reclusi che travalica le sbarre. Il regista, per narrarla, scompare, è invisibile, diviene un'entità che striscia sulle sbarre. La macchina da presa si muove senza intralciare la loro vita e riprende le loro azioni in apparenza sconclusionate, i loro pensieri detti ad alta voce, i loro turbamenti e sfoghi contro Stato e famiglia che li hanno abbandonati. Se uno di loro riesce ad uscire si ritrova nel nulla, in città e case fantasmi, mute e povere e quindi forse per loro la scelta migliore è rientrare nel manicomio, almeno qui c'è un'umanità. I reclusi, infatti, si cercano tra loro, vogliono calore e condivisione anche nel letto. Non a caso il documentario si apre con l'immagine di due uomini che dividono lo stesso letto, come se il regista volesse proporre questo bisogno di contatto come la chiave di lettura con cui interpretare il suo documento.

'Til Madness Do Us Part è, quindi, racchiuso concettualmente nelle immagini su cui è costruito. C'è solo da osservare e riflettere su quel mondo e considerare se quella esistenza è davvero possibile. La risposta è celata nel malinconico ricordo lasciato in ogni spettatore della tagliente e viva umanità narrata che si cela dietro l'invisibile.

 

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