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Crude Oil

Crude OilA 3900 metri di altitudine un manipolo di uomini vive in simbiosi con trivelle e pozzi di estrazione: il mastodontico lavoro di Wang Bing posa il suo occhio su ambienti claustrofobici come un Grande Fratello d'autore

Lo sterminato altopiano del Qinghai a quasi 4000 metri di altitudine con i suoi pozzi petroliferi come guglie lanciate verso il cielo, è lo scenario di questo mastodontico (forse anche esageratamente) documentario di Wang Bing.
Cinque anni dopo il nostalgico-apocalittico West of the Tracks, il regista cinese va addirittura oltre: 14 ore di riprese in condizioni ambientali disagiate (malori e ridiscese in quota per quasi tutta la troupe, regista compreso) che al contrario del lavoro sul Distretto di Tiexi, appaiono ai nostri occhi quasi un equivalente d'autore di un Grande Fratello.
Il manipolo di lavoratori, ormai ben assuefatti all'altura, vivono in una sorta di paradossale claustrofobia tra gesti sempre uguali e ritmi di vita scanditi dai turni di lavoro: e Wang Bing non si lascia scappare l'occasione di mostrarceli, con la consueta silenziosa discrezione, nei vari momenti della giornata.
La camera, spesso è fissa sull'interno della sala comune in cui gli operai passano il tempo durante la notte in attesa di svolgere le loro incombenze e spia, senza interferire, i discorsi, che sono poi quelli di tutti i giorni in qualsiasi posto di lavoro: l'ossessione per i soldi (tipicamente cinese della nuova era), le critiche ai capi (corrotti) e imbroglioni, disquisizioni politiche da baretto di periferia, gli immancabili cellulari che passano di mano e che offrono mirabilie tecnologiche.
All'esterno interminabili sequenze sugli aspetti più tecnici del lavoro, soprattutto la sua ripetitività, le ispezioni alle macchine che sbuffano, il panorama sterminato cinto dalle montagne che accentua il senso di isolamento.
E' un ritratto, a volte prolisso è bene dirlo, di un ambiente lavorativo dal quale emerge però il profondo spirito cinese fatto di logorrea e fatalismo, ottimismo nonostante tutto e ossessioni, tradizioni e ciarlataneria.

Rimane il peso di una durata che appare obiettivamente eccessiva e che obbliga ad un grande sforzo di fede sterminata per portare al termine la visione.

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