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The Housemaid

La locandina di The HousemaidPassioni incandescenti tra le mura di casa. Una domestica cede alle avances di un miliardario narcisista scatenando l’ira della moglie. Lui, lei, l’altra: gli ingredienti del melodramma ci sono tutti nell’ultima fatica di Im Sang-soo, fine osservatore delle dinamiche sociali della Corea del Sud. In concorso al Festival di Cannes 2010
Eun-yi, una ragazza di umili origini, viene assunta come seconda domestica da una famiglia alto-borghese che vive in una villa lussuosa. Ha il compito di assistere Hae-ra, la padrona di casa in attesa di due gemelli, e deve accudire la figlia primogenita. Poco tempo dopo il suo arrivo, Eun-yi cede alle avances di Hoon, il capofamiglia, un miliardario narcisista con cui intraprende una relazione sessuale. La loro liaison clandestina si intensifica sempre di più, ma un giorno Eun-yi scopre di essere rimasta incinta di Hoon. Informata della gravidanza, la giovane ed ambiziosa Hae-ra si prepara a fare di tutto pur di conservare lo status quo e salvare le apparenze. La donna escogita così una vendetta che fa precipitare la sua famiglia in una spirale di odi e rancori i cui effetti saranno devastanti per tutti.

L’adulterio è un argomento sempre prezioso per il cinema. In The Housemaid, presentato in concorso al 63esimo Festival di Cannes, il tradimento diventa il punto di partenza per una disamina del mondo dorato dell’alta borghesia sudcoreana. C’era da aspettarselo da Im Sang-soo, fine osservatore delle dinamiche sociali del suo Paese. Anche quando firma il suo primo remake (ispirandosi ad un grande film diretto da Kim Ki-young e uscito nel 1960), il regista perde il pelo ma non il vizio: come già ne La moglie dell’avvocato, (ri)propone il tema dell’amore-passione, in una vicenda che, pur essendo rispettosa degli schemi tipici del melodramma, si rivela feconda di implicazioni sociologiche (a cominciare dalla differenza di classe tra i due amanti protagonisti).
Dalla matrice di un classico del cinema coreano Im costruisce un film scostante e cerebrale, Una scena del filmarroventato ed istintivo, profondamente pessimista sul ménage familiare. Il regista sviluppa un raffinato gioco di ruolo, dove tre personaggi portano alle estreme conseguenze i risvolti della loro personalità: Hae-ra non può sopportare che la sua figura venga intaccata da un adulterio, Eun-yi vuole vivere fino in fondo l’attrazione irrefrenabile per il suo padrone nella speranza di cambiare vita, Hoon si dimostra paziente con la sua amante per il solo piacere di sfogare i suoi appetiti sessuali. Quello che ne viene fuori è un aggrovigliato miscuglio di pulsioni negative: alla voglia di tenerezza ed al desiderio erotico si associano la menzogna, il tradimento, la gelosia, l’egoismo, la frustrazione, l’incapacità di comprendere l’altro da sé. È l’immagine allo specchio di una realtà abbiente in cui la misura di ogni cosa è la ricerca di un utile personale, costi quel che costi.
Esperto di messe in scene sofisticate, Im impagina il film in modo elegante, tenendosi il più possibile fedele – sia in senso spaziale che temporale – al primo The Housemaid, e ben valorizzando le performance degli interpreti. Tuttavia sullo schermo, forse anche a causa di uno stile saldamente padroneggiato che vorrebbe essere analitico ma che risulta soltanto un po’ fine a se stesso, il girotondo sentimentale rischia alla fine di apparire vano.

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